11 giugno 2018 - 08:17

Milano, ragazza schiava della prostituzione: c’è un «tribunale» all’origine della rissa tra i 150 rom

Sabato raduno abusivo di rom in via Odazio finito con una maxi rissa tra due fazioni e un’auto piombata sulla folla al Giambellino. Una minorenne sarebbe divenuta «di proprietà» di un capo rom senza dare soldi a un parente della ragazzina: sarebbe stato lui l’uomo al volante della Volvo

di Andrea Galli

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In questo ancestrale sabato mattina, i rom hanno scelto come luogo del loro speciale «tribunale» i giardini pubblici di via Odazio, al Giambellino, per due motivi principali: l’area verde era stata valutata abbastanza ampia per ospitare gli annunciati 150 convenuti al «processo», ed era molto vicina ai caseggiati popolari dove, in gran parte occupando alloggi e restando impuniti, vivono parecchi di quegli stessi convenuti.

I rom presenti all’evento di sabato appartengono a due fazioni. Il «processo» poi degenerato (un nomade su una Volvo che ha cercato di falciare la folla, bottiglie e rami usati come armi, undici pattuglie della polizia sul posto insieme al Reparto mobile) era stato imbastito per «giudicare» sul caso di una minorenne costretta alla prostituzione. Ma non, come pare dalle iniziali e ostiche indagini a causa della totale omertà dei 13 rom portati in Questura, per l’orrore in sé della vicenda, ovvero la schiavitù d’una ragazzina obbligata alla strada e i tentativi da parte di una fazione o l’altra di liberarla. No, il «tribunale» serviva perché non ci sarebbe stata, a monte, l’«intesa» necessaria tra gli adulti per poter disporre di quella povera ragazzina, gestirla e tenersi i «guadagni». In particolare, la minorenne sarebbe divenuta «di proprietà» di un capo rom senza l’adeguata corrispondenza economica a un parente della ragazzina: sarebbe stato lui l’uomo al volante della Volvo che, anziché attendere la discussione del «processo», avrebbe deciso di vendicarsi abbattendo fisicamente gli elementi della fazione avversaria, riconducibile a quel capo aguzzino.

Che non ci sia stata una strage, si capisce, è unicamente per mera fortuna, forse se vogliamo un po’ agevolata dalla reazione dei nomadi i quali, alla vista della macchina in movimento, hanno prontamente lanciato di tutto contro la Volvo, sassi come rami, obbligando il guidatore a interrompere la corsa. In più, sull’erba di via Odazio c’erano parecchi bimbi perché, come da consuetudine, al «processo» le famiglie stavano partecipando nella loro completezza. Di certo, in un sabato impegnativo per la Questura (alla fine dell’intervento sulla rissa, scoppiata alle 13, ci sono stati quattro denunciati e tre fogli di via), ha destato forte preoccupazione un fatto accaduto cinque ore dopo.

Alle 18, nel problematico campo rom di via Martirano, alla periferia di Milano dopo Baggio, le forze dell’ordine sono state chiamate dai nomadi residenti per un’aggressione. Un uomo è stato in seguito trasportato in codice giallo in ospedale. Secondo il suo racconto preso dai carabinieri, sarebbe stato travolto per cause accidentali da un cancello e in effetti la versione, a detta degli investigatori, potrebbe pure essere compatibile con le ferite sul corpo, con parti delle braccia, del torace e delle gambe rimaste schiacciate dal presunto cancello. Senonché, ieri mattina, in via Martirano c’è stata la polizia in seguito alla segnalazione di proiettili indirizzati contro una macchina, parcheggiata e vuota. Le pallottole potrebbero collegarsi al misterioso ferimento di sabato e «raccontare» di una faida in corso. Nessun link con l’enorme rissa di via Odazio, questa almeno la quasi certezza di chi indaga (le due fazioni portano una ai caseggiati popolari del Giambellino e l’altra a insediamenti nel Pavese); ma a Milano vale la regola ferrea secondo la quale ogni fatto in un campo rom raramente avviene per caso.

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