18 giugno 2018 - 07:09

Assane Diallo ucciso per soldi e cocaina. La svolta: arrestato il killer

Senegalese assassinato a Corsico. I carabinieri: esclusa la pista del razzismo

di Cesare Giuzzi

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Dove hanno ucciso Assane non ci sono fiori. Un telo verde copre due metri di marciapiedi, un rivolo si sangue rappreso scende sull’asfalto. Quella di Assane Diallo, senegalese di 54 anni, è la storia di una esecuzione. Undici colpi, dieci a segno. Sei sparati alla testa, da distanza ravvicinata, dall’alto verso il basso. Segno che il killer s’è avvicinato quando il corpo era già a terra, scaricando quasi con rabbia i colpi del caricatore.

La pistola e l’assassino

Un delitto che ha le sue radici negli ambienti della malavita locale, dello spaccio di droga. Niente a che fare con il razzismo o la pista xenofoba denunciata dalla moglie Olivia Evora poche ore dopo il delitto. Così sono convinti i carabinieri che hanno già imboccato una pista precisa che ha portato all’identificazione del (presunto) killer. E anche al sequestro della pistola usata per il delitto, trovata durante una perquisizione in un garage di un palazzo di via Curiel. A sparare sarebbe stato un vecchio pregiudicato con alle spalle una lunga storia di carcere. Un uomo che conosceva bene la vittima e con la quale, sabato sera, aveva un appuntamento proprio tra via Curiel e via delle Querce di Corsico, dove è avvenuto il delitto. Il sospettato ancora non si trova, ma è braccato. I carabinieri di Corsico, guidati dal capitano Pasquale Puca e dal tenente Armando Laviola, gli hanno fatto terra bruciata intorno con una serie di perquisizioni e interrogatori. E non è escluso che l’uomo possa consegnarsi spontaneamente in queste ore. Al momento non ci sono indagati, l’inchiesta per omicidio coordinata dal pm Christian Barilli è ancora contro ignoti. Ma la svolta è davvero vicina.

«Niente xenofobia»

Assane Diallo era sposato con Olivia, originaria di Capo Verde, e aveva una figlia di 13 anni. In passato aveva vissuto in via Dante a Corsico, ora abitava al civico 3 di via Don Minzoni a Cesano Boscone, al quartiere Tessera. Nell’appartamento Aler al piano rialzato ieri pomeriggio è stato un continuo via vai di amici. La moglie stavolta ha preferito non parlare. Lo ha fatto sabato notte, quando alle 2 è arrivata in via Curiel chiedendo — in lacrime — di vedere il corpo del marito. La donna ha subito parlato di un litigio, avvenuto venerdì sera in un chiosco di kebab lungo la Vigevanese. «C’era un uomo tatuato che lo ha insultato per il colore della sua pelle, gli ha detto che era razzista, che era il nipote di Mussolini e che Assane doveva andarsene». La donna ha anche raccontato che i due erano poi venuti alle mani e che il marito era tornato a casa scosso e con alcuni graffi su gambe e braccia: «Questo è un Paese razzista, noi volevamo andarcene». Il titolare ha confermato la lite e ha raccontato che l’aggressore visibilmente ubriaco ha prima insultato Diallo, poi i due si sono picchiati all’esterno del locale. Il 54enne avrebbe detto: «Ora vado a casa, prendo la pistola e ti sparo». E a quel punto il misterioso aggressore avrebbe risposto: «Prima ti sparo io». Una volta divisi dal personale del locale i due avevano però fatto pace e trascorso la serata allo stesso tavolo.

Lo sgarro e la droga

Il senegalese, ex buttafuori, non aveva un carattere facile. Alcuni abitanti lo descrivono come una sorta di «gigante buono», altri come un personaggio dal carattere brusco e irascibile. Aveva due precedenti penali: nel ‘97 per spendita di denaro falso e nel ‘99 per guida con patente fasulla. Gli abitanti raccontano anche che l’uomo spacciasse cocaina. I carabinieri non lo hanno mai fermato con la droga ma ne confermano il consumo. Assane spesso era stato controllato vicino al bar Erica di via Curiel (già chiuso due volte) in compagnia di «pesanti» pregiudicati italiani. La zona è a forte presenza «calabrese», ci sono personaggi legati ai clan della ‘ndrangheta da oltre 30 anni presenti tra Corsico, Cesano e Buccinasco. Anche il killer sarebbe di origini calabresi, benché nato a Milano. Il profilo è quello di un pregiudicato attivo nell’ambiente dello spaccio di droga. Ma non solo. Perché alla base del delitto potrebbe esserci anche uno sgarro, una «mancanza di rispetto» nei confronti di un personaggio dal pedigree criminale più pesante rispetto al senegalese. Anche se gli investigatori escludono un coinvolgimento dei clan mafiosi. «L’efferatezza con la quale il 54enne è stato colpito testimonia una sorta di impeto del killer nei suoi confronti», ragionano gli inquirenti. Chi ha sparato era arrabbiato, quindi, ma sapeva come uccidere.

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