27 giugno 2018 - 06:54

Milano, cultura: no del centrodestra a Sumaya. «Fuoco amico» anche dalla lista Sala

Contestata la candidatura della 39enne musulmana alla presidenza della commissione. Marcora: «Meglio il direttore d’orchestra Alberto Veronesi»

di Andrea Senesi

Il direttore d’orchestra Alberto Veronesi e Sumaya Abdel Qader Il direttore d’orchestra Alberto Veronesi e Sumaya Abdel Qader
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Il commento più ostile arriva, neanche a dirlo, dal leghista Massimiliano Bastoni, uno che non ama i giri di parole o il politicamente corretto: «Dopo le palme in stile oasi beduina in piazza Duomo ed il piano moschee, che regolarizza quattro centri islamici e ne apre due nuovi di zecca, il sindaco ci dica chiaramente se intende trasformare la nostra città nella succursale della Mecca». Era prevedile che la candidatura di Sumaya Abdel Qader alla presidenza della Commissione cultura di Palazzo Marino, sostenuta dal Pd, sollevasse le proteste della destra. Meno prevedibili invece i malumori nel campo del centrosinistra. L’esponente della lista civica legata al sindaco, Enrico Marcora, è per esempio assai scettico sulla scelta: «È un’indicazione non felice. Non per la persona, beninteso, ma perché servirebbero candidature meno divisive. Altre personalità rappresenterebbero meglio l’anima di tutta la città. Un nome? Alberto Veronesi, figlio di Umberto, il direttore d’orchestra che entrerà in Consiglio a giorni, dopo le dimissioni di Elisabetta Strada (eletta al Pirellone, ndr)». Il capogruppo del Pd Filippo Barberis aveva però spiegato lunedì il senso della decisione del partito: «Lei è attualmente vicepresidente e ha lavorato molto bene in Commissione. La nostra è una candidatura basata sul merito e sulla qualità della persona, l’appartenenza religiosa non deve rappresentare un criterio di giudizio».

Sumaya è nata in Italia da immigrati giordano-palestinesi. Ha tre lauree ed è coordinatrice del progetto Aisha del Caim per i diritti delle donne musulmane. In un’intervista al Corriere aveva raccontato di non voler entrare in Comune per rappresentare i musulmani ma l’insieme «delle minoranze religiose della città». Eppure due anni fa la sua candidatura nelle liste del Pd aveva scatenato polemiche durissime. Dal centrodestra, soprattutto, per la presunta vicinanza di Sumaya ai Fratelli Musulmani, ma anche a sinistra qualcuno storse il naso per certe prese di posizioni considerate «ambigue» contro lo Stato d’Israele. Oggi il caso riesplode. Da destra è un coro. Contro la presidenza assegnata «alla consigliera islamica» intervengono i forzisti di Palazzo Marino Fabrizio De Pasquale, Gianluca Comazzi e Silvia Sardone che sottolineano «l’inopportunità di una scelta che privilegia il dialogo con l’islam politico e radicale».

Ma il dibattito fuoriesce dai muri di Palazzo Marino. Durissimo è per esempio l’europarlamentare Stefano Maullu di Forza Italia: «Prima di procedere con una nomina del genere avrebbero dovuto invitarla a chiarire la sua posizione su Israele. Dalla giunta è arrivato un altro colpo per i milanesi e per l’intera comunità ebraica». Durissimo anche il deputato Carlo Fidanza di Fratelli d’Italia: «Questa scelta è l’ulteriore dimostrazione della subalternità culturale della sinistra milanese nei confronti di un certo Islam radicale. E rischia di essere anche un messaggio di legittimazione di quei sedicenti centri culturali islamici che in realtà nascondono moschee abusive».

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