18 luglio 2018 - 08:03

Milano, gli «sbarbatini» con le pistole. I boss si riprendono la Comasina

Cambiano gli equilibri criminali. Droga, agenti corrotti e agguati ai rivali

di Cesare Giuzzi

Piazza Gasparri (foto Porta/LaPresse) Piazza Gasparri (foto Porta/LaPresse)
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Il pentito Laurence Rossi li chiama proprio così: sbarbatini. Ragazzi che girano in motorino, fanno su e giù da via Teano e piazza Gasparri fino in centro con bustine di droga da consegnare a domicilio. Pusher che rispondevano al nokietto— un telefonino al quale si rivolgevano i clienti bisognosi — come in una sorta di Foodora della cocaina. Rossi di anni ne ha 39 e della Comasina criminale è già stato la seconda generazione, dopo l’epopea dei Flachi, dei Batti, degli Scirocco, dei Tallarico e dei Pompeo. Anche se qui i cognomi non cambiano mai, ma le eredità sì. Se i napoletani Batti sono stati spazzati via dalla guerra con Pepé (e i calabresi) negli anni Novanta, oggi sono ancora i Flachi a comandare. E a estendere il loro potere sempre più lontano: dal feudo di Bruzzano fino alla Comasina e a Quarto Oggiaro. Come se gli arresti del 2011 avessero cambiato davvero poco. O comunque non abbastanza.

Di certo chi ancora confonde questa zona con il regno del bandito Vallanzasca fa un torto alla storia (René c’entra poco o nulla con la Comasina) ma soprattutto al futuro di questo quartiere. Perché i problemi sono antichi ma terribilmente presenti. E in tempi «meno distratti dall’emergenza migranti» non ci sarebbe neppure bisogno di ricordarlo, visto che una settimana fa hanno arrestato perfino un agente del Commissariato di polizia (e altri sono indagati) perché al servizio dei boss. Eppure, anche se la maggioranza è sempre silenziosa, qui nessuno è sceso in piazza a sostegno dei tre poliziotti della squadra investigativa — guidati da Elisabetta Silvetti prima e da Anna Laruccia poi — che per anni sono stati vessati, puniti e osteggiati dai loro colleghi infedeli. E che nonostante il clima di omertà e tensione hanno denunciato e fatto arrestare l’agente Roberto D’Agnano.

Raccontano, le carte dell’inchiesta «Red carpets», di un blitz a sorpresa avvenuto in piazza Gasparri con gli agenti «buoni» che si sono trovati davanti a negozi chiusi, strade deserte e sfottò da lontano di un habitué della zona, segno che tutti erano stati avvisati per tempo da qualche infedele. Del resto, anche questo dicono le carte della Dda di Milano, che nel quartiere ci fossero «sbirri corrotti» era cosa nota. Anche tra gli «sbarbatini». «Vi sembra normale che un vostro collega esca in auto con un pregiudicato di quel calibro? — dice agli agenti «buoni» un arrestato mentre viene portato in commissariato e vede uno dei poliziotti indagati appartato con un balordo —. Qui siete gli unici che fanno i poliziotti, qui c’è chi ha tre case, macchine, moto...».

Nell’operazione i personaggi principali sono Luca Saccomano, 40 anni, cognato di Laurence Rossi, e Cristofer Scirocco, 25 anni, e nipote di Pepé Flachi. Ma legati ai Flachi sono un po’ tutti, compresi i Pittella, Simone e Paolo. I Pittella sono anche imparentati con i Pompeo, boss delle vie dei fiumi di Bruzzano legati alla potente cosca della ‘ndrangheta Arena e con i fratellastri Tallarico.

Un anno e mezzo fa, in occasione dei funerali di Mario Domenico Pompeo, gli investigatori più esperti avevano previsto un pericoloso cambiamento negli equilibri criminali di Bruzzano e della Comasina. Perché «Mimmo» Pompeo era un personaggio carismatico, capace di tenere insieme giovani e vecchi. Oggi gli equilibri sono mutati pesantemente tra agguati e sparatorie. Come la gambizzazione dello scorso aprile in via Arsia, a Quarto Oggiaro: colpito il 27enne Michelangelo Lo Bue. O, ancora, il misterioso pestaggio a Massimiliano Toscano, 42 anni, avvenuto un mese prima alla carrozzeria Ambrocar di Novate. Otto incappucciati con fucili e pistole. L’Ambrocar, peraltro, emerge nelle carte della Dda come un importantissimo crocevia del narcotraffico.

Le indagini non si sono fermate. Tre giorni dopo il blitz «Red carpets», i poliziotti sono andati a perquisire altri «sbarbatini». In totale hanno trovato e sequestrato 36 mila euro. Tra gli indagati ci sono Lucio Carvelli, 27 anni, e la sorella Maria Emilia, di 21 anni, (nulla a che vedere con il boss Mario di Quarto Oggiaro). Quest’ultima è la convivente di Simone Pittella, 28 anni, preso a febbraio nella sua casa arredata in stile «Scarface». La ragazza, secondo i sospetti degli investigatori, dopo l’arresto di «Pitbull» (anche tra i destinatari dell’ordinanza «Red carpets»), avrebbe preso in mano la piazza di spaccio. Era stata già coinvolta nell’indagine di febbraio ma, assistita dall’avvocato Amedeo Rizza, era stata scarcerata dopo pochi giorni di galera.

In casa, i poliziotti hanno trovato un drone professionale con telecamera. Il sospetto è che potesse essere usato per «monitorare» le targhe delle auto civetta delle forze dell’ordine. Perquisito anche Christian Pittella, 31enne, fratello di Simone e i cugini Mattia, 32 anni, e Simone «Budy» Capobianco, di 28, affidato in prova dopo un arresto per droga.

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