15 novembre 2018 - 10:44

Sondrio, monsignor Capelli vescovo volante che porta aiuti dal cielo

Il missionario Luciano Cappelli, 71 anni. Dalla Valtellina alle isole Salomone gira gli atolli con l’aereo avuto in dono dagli amici: «Porto cibo e farmaci»

di Barbara Gerosa

Luciano Cappelli, 71 anni
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«Da piccolo volevo pilotare gli aerei, poi ho fatto il prete e adesso sono un vescovo pilota. Cosa potrei chiedere di più alla vita? Tutti i miei desideri sono stati esauditi. Volare in una giornata serena a 700 metri d’altezza su atolli e barriere coralline è un’emozione indescrivibile. Farlo per stare vicino a chi ha bisogno, lo è ancora di più». Salesiano, 71 anni, ordinato sacerdote nel 1975, monsignor Luciano Capelli, è stato nominato vescovo di Giza, capitale delle isole Salomone, arcipelago della Melanesia composto da quasi mille atolli, nel 2007 da Papa Benedetto XVI. Dopo 35 anni nelle Filippine, la sua missione lo ha portato ancora più lontano e soprattutto lo ha spinto a realizzare il suo sogno di bambino. «Alla guida del mio ultraleggero anfibio — racconta — raggiungo gli ospedali, le scuole, le comunità a cui consegno viveri, farmaci, generi di prima necessità. Gli spostamenti sono più rapidi volando». Il brevetto lo ha preso quattro anni fa in Valtellina, la sua terra d’origine, dove periodicamente ritorna per ringraziare i tanti amici che da sempre lo seguono e che gli hanno regalato l’aereo con cui si sposta da un’isola all’altra nell’arcipelago nel cuore dell’oceano Pacifico, dove mezzo milione di persone vivono in un territorio vasto come l’Italia. «Dalle Alpi all’estremità della Terra: sono il missionario più isolato al mondo», scherza il religioso.

Lo chiamano «il vescovo volante» e la sua breve visita nei giorni scorsi a Tirano, nella minuscola frazione di Cologna, dove è nato e cresciuto, è stata un’occasione di grande festa. Premiato con un attestato dal prefetto di Sondrio, Giuseppe Maria Scalia, ha poi partecipato a un evento benefico in Valmalenco in cui si è esibito con la fisarmonica. Quanto sia grande l’affetto della comunità nei suoi confronti lo testimoniano i tanti volontari che ogni anno dalla Valtellina partono per le Salomone. «La raccolta fondi, che è sempre aperta, è servita non solo per contribuire all’acquisto dell’aereo, con l’aiuto della Cei, ma anche per sostenere una serie di progetti importanti — spiega il medico sondriese Piera Pelizzatti, responsabile della onlus Progetto salute isole Solomons —. Nel corso del tempo è stato possibile costruire a Guadalcanal un ospedale con 40 posti letto e un punto nascite dove ogni anno avvengono quasi mille parti. E ancora uno spazio dedicato alle donne malate in fase terminale. Dalle popolazioni locali vengono considerate infette e sono abbandonate nella foresta. Ci pensa monsignor Capelli ad accoglierle. È stato realizzato un villaggio per i profughi delle isole Kiribati e aperti otto centri materni e quattro scuole, compreso un istituto agricolo che coinvolge i giovani in progetti specifici. Ho visitato spesso quelle terre e come me molti membri dell’associazione che conta all’incirca 130 volontari. Tanti gli operai, che magari nei periodi di cassa integrazione, vanno ad aiutare il nostro vescovo volante».

«Vederli qui davanti alle betoniere o sul tetto col martello in mano mi fa sentire così piccolo nei loro confronti. Loro mi stimolano, mi sostengono, mi spronano — si commuove il missionario —. Mi manca la mia gente, la mia cultura, le mie radici, ma devo dire che ciò che ho ricevuto in cambio compensa tutto». Tra pochi giorni, verso le Salomone partirà anche il pilota e istruttore dell’Aero Club di Caiolo, Enrico Magini: andrà a Gizo dove è già stato due volte, per un check up al velivolo. «Luciano si è sottoposto con successo a un corso intensivo durato un mese per diventare operativo il prima possibile. Il vescovo è un pilota davvero in gamba», conferma Magini.

Intanto tra tsunami, nel 2010 e nel 2011, scosse di terremoto al di sopra del settimo grado della scala Mercalli, piogge monsoniche, il religioso, porta avanti senza sosta la sua opera. «I costi della miscela per le barche sono molto elevati — si rammarica monsignor Capelli —. L’ultraleggero e il brevetto erano un’urgenza della missione, per permettermi di essere presente a incoraggiare, animare, sollevare i cuori. Del resto era destino: le tre stelle del mio stemma episcopale lo dicono chiaramente: Altius, Fortius e Citius, più veloce, più in alto, più forte. E allora continuo a volare».

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