28 novembre 2018 - 07:56

Olimpiadi 2026, a Tokyo caccia ai voti: 15 minuti per convincere il Cio

Presentata la candidatura alle Olimpiadi invernali. Confermate le indiscrezioni della vigilia: le Dolomiti con davanti il Duomo

di Maurizio Giannattasio

I rappresentanti italiani a Tokyo per lanciare la candidatura I rappresentanti italiani a Tokyo per lanciare la candidatura
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Il numero magico è 44. I voti che servono al tandem Milano-Cortina per portare a casa i Giochi invernali del 2026. Parte il duello che si concluderà a fine giugno a Losanna. Prima tappa, Tokyo, per l’assemblea generale dell’Anoc, l’Associazione dei comitati olimpici nazionali. Mercoledì è stato il grande giorno. Milano e Cortina hanno presentato la loro candidatura davanti ai membri del Cio. La squadra italiana si è presentata compatta. Ha avuto solo un quarto d’ora di tempo per spiegare ai delegati le ragioni di questa candidatura che vede insieme due città e due regioni. È toccato al presidente del Coni, Giovanni Malagò rompere il ghiaccio. Subito dopo la proiezione di un video e la presentazione del logo. Confermate le indiscrezioni della vigilia: le Dolomiti con davanti il Duomo. A ruota hanno parlato il governatore del Veneto, Luca Zaia, la testimonial della candidatura Arianna Fontana e Diana Bianchedi.

La sfida parte subito, perché dopo Milano tocca a Stoccolma presentare la propria «offerta». Martedì i due team hanno fatto le prove generali a porte rigorosamente chiuse. I controlli della sicurezza sono stati rigidissimi, nessuno poteva entrare e chiaramente le due squadre non hanno potuto assistere alla presentazione l’una dell’altra.

Sala riconosce il valore degli avversari, ma dall’altro lato è ben consapevole delle difficoltà della capitale svedese: «La Svezia ha i suoi problemi. Noi abbiamo un governo con cui qualche volta si litiga, loro proprio non ce l’hanno. Dobbiamo andare dritti per la nostra strada, convinti di una candidatura forte».

Caccia al voto e motivazione a mille. Esattamente come per Expo , quando Milano dovette convincere i delegati del Bie a scegliere la nostra città contro Smirne. Solo che questa volta il gran peso della partita è sulle spalle del Coni. Lo spiega bene Sala: «A oggi i membri del Cio che possono votare sono 87 e quindi bisogna portare a casa 44 voti. Ma sarà più un tema del Coni che nostro». Anche se giornate come quella di martedì e mercoledì sono servite per stringere relazioni e rapporti. Prima un ricevimento all’ambasciata italiana organizzata dall’ambasciatore Giorgio Starace e poi ospiti del comitato olimpico giapponese dove Sala e Zaia hanno stretto centinaia di mani accompagnati da Malagò. «La cosa importante — continua Sala — è far vedere la nostra convinzione. Il successo che ha avuto Expo è un’ottima garanzia per il Cio. Così come il sondaggio fatto dal Cio che vede i milanesi favorevoli ai Giochi con l’83 per cento». Ma, secondo Sala, il biglietto da visita più spendibile è quello che riguarda le nuove regole dettate dal Cio con l’Agenda 2020. «Noi — continua il sindaco — interpretiamo alla lettera le nuove regole del Cio: low-cost, basso impatto ambientale, la legacy. A parte il palazzetto dello Sport non ci saranno altre strutture da realizzare e anche il Villaggio olimpico sarà realizzato per rimanere come studentato. Non c’è il rischio di fare cattedrali nel deserto e noi non le faremo».

Resta la sfida con Stoccolma. La palma del più ottimista resta sempre ben stretta nelle mani di Zaia. «Mi sento un po’ come Cornelia, madre dei Gracchi. I miei gioielli sono Milano e Cortina, due grandi eccellenze che riusciamo a spendere bene a livello internazionale e che ci permetteranno di portare a casa la candidatura. Siamo una bella squadra, pancia a terra e lavoriamo, ma non vorrei che a qualcuno calasse un po’ l’attenzione e pensasse di avere già la vittoria in tasca. Dobbiamo lavorare come se avessimo mille competitor, non uno solo». E visto che di «gufi» in giro ce ne sono parecchi, il governatore rincara la dose e incrocia le dita. «Le garanzie in qualche modo le troviamo. Non possiamo perdere le olimpiadi. Ce le diano e poi noi ci arrangeremo a far tutto il resto. Non si preoccupino e soprattutto non tifino contro». Che fa governatore, allude? Magari ai Cinquestelle governativi che non vogliono finanziare i Giochi? «Non mi riferisco al governo. C’è sempre qualche lazzarone malato di pessimismo cosmico. E i pessimisti non fanno fortuna».

Tocca a Malagò. Il presidente del Coni cerca di mettere da parte le tristezze e le polemiche. La riforma del Coni e il botta e risposta con Giorgetti sono messe da parte per un paio di giorni ma restano il convitato di pietra di tutte le domande. «Dieci giorni pesanti? Era obbligatorio farlo. Però ora siamo qui e c’è una candidatura da sostenere. La squadra è forte. Anche se la candidatura è nata con altri presupposti, oggi è la squadra più forte che possiamo mettere in campo».

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