7 settembre 2018 - 07:30

L’attentato all’agente segreto Skripal e i giorni milanesi dei due sicari russi

Indagini sull’ex spia avvelenata in Inghilterra. Gli spostamenti e i contatti dei killer in città

di Andrea Galli

Alexander Petrov e Ruslan Boshirov ripresi dagli impianti di sorveglianza inglesi: sono i due ricercati per aver avvelenato Skripal con l’agente nervino Alexander Petrov e Ruslan Boshirov ripresi dagli impianti di sorveglianza inglesi: sono i due ricercati per aver avvelenato Skripal con l’agente nervino
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I nomi dei sicari ricercati, con larga probabilità, sono falsi. È il motivo per il quale un primo livello informativo, rappresentato da fonti qualificate del Corriere tra Questura e Comando dei carabinieri, ha escluso movimenti a Milano di Alexander Petrov e Ruslan Boshirov, i killer russi inseguiti da un mandato di cattura internazionale per l’avvelenamento dell’ex agente segreto Sergej Skripal e della figlia a Salisbury, 200 chilometri da Londra, lo scorso 4 marzo. Nell’agguato, condotto con gas nervino, oltre ai due, finiti in coma, rimasero ferite 21 persone. Stando dunque ai database di poliziotti e Arma, sul nostro territorio tali Petrov e Boshirov non avrebbero mosso nemmeno un passo. Ma le vere identità dei killer, diffuse dalla Russia e confermate in Inghilterra, sarebbero note ai Servizi segreti, compresi quelli italiani che avrebbero confermato la presenza in città dei sicari nelle settimane antecedenti l’agguato.

Sergej Skripal è un ex agente sovietico, a marzo è stato avvelenato a Salisbury
Sergej Skripal è un ex agente sovietico, a marzo è stato avvelenato a Salisbury

La massa di misteri è una conseguenza fisiologica del fatto che siamo dentro una spy-story con profonde ricadute diplomatiche. L’Italia è una delle nazioni europee che dopo l’episodio di Salisbury aveva deciso l’espulsione di due funzionari «sospetti» dell’Ambasciata russa a Roma. Se era stata una mossa «tattica» per giocare a favore degli inglesi contro la Russia, oppure se all’epoca — quella misura di allontanamento, peraltro criticata dall’oggi ministro dell’Interno Matteo Salvini, avvenne nei giorni successivi all’attacco — già poggiava su delle verità, è al momento difficile stabilirlo. L’«ufficializzazione» di numerosi dettagli legati alla ricerca dei killer è dell’altroieri. Un tempo forse esiguo, a maggior ragione in considerazione della notoria scarsa cooperazione tra forze dell’ordine di Stati diversi, per permettere ai nostri investigatori di acquisire nozioni. Soltanto con in mano i veri nomi di Alexander Petrov e Ruslan Boshirov potranno partire gli accertamenti. Con due obiettivi: l’esatta mappatura delle giornate milanesi ed eventualmente gli incontri avuti qui dai killer e con quale finalità. Sempre secondo quanto emerso tra Russia e Inghilterra, i sicari avrebbero soggiornato anche ad Amsterdam, Ginevra e Parigi. Viaggi sarebbero stati organizzati da uno dei due, Petrov, a Londra in prossimità dell’avvelenamento. Quella a Salisbury non era stata, come evidente fin da subito, un’azione improvvisata. Se è vero che la massiccia presenza in Inghilterra di immigrati russi consente protezione, coperture e covi, c’era una coincidenza temporale che aveva tolto ogni dubbio. Gli organizzatori dell’agguato avevano atteso per colpire l’anniversario della morte della moglie di Sergej Skripal: sapevano che, come ogni anno, la figlia 33enne Yulia sarebbe andata in Inghilterra, appunto a Salisbury, per deporre assieme al padre un mazzo di fiori sulla tomba. L’agguato era scattato mentre i due erano su una panchina nelle vicinanze di un centro commerciale. Il gas nervino era stato infilato nella valigia di Yulia già a Mosca, forse inserito in un profumo.

Dopo una carriera nello spionaggio militare sovietico, il 67enne Sergej Skripal aveva cambiato casacca, lavorando per i Servizi occidentali; i russi l’avevano scoperto e arrestato; la detenzione era terminata quand’era stato scambiato insieme ad altre spie con un gruppo di agenti catturati in Spagna, Francia e Germania. Skripal se n’era andato in Inghilterra e aveva avviato una collaborazione con l’«intelligence» per vendere dritte contro Mosca e Putin.

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