17 settembre 2018 - 18:11

Olimpiadi 2026, scontro Sala-M5S. Governo: «Decisione solo martedì»

La candidatura ai Giochi invernali, ultimatum del sindaco di Milano: «Noi città capofila». Replica il sottosegretario M5S ai rapporti con il Parlamento Valente: «Sta diventando un paradosso. Fermiamo tutto». Poi, la nota di Palazzo Chigi

di Maurizio Giannattasio

Il sindaco di Milano Beppe Sala (LaPresse) Il sindaco di Milano Beppe Sala (LaPresse)
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Il «tridente» per le Olimpiadi invernali del 2026 — Cortina, Milano, Torino — rischia di diventare un nuovo elemento di dissidio all’interno del governo giallo-verde e di allontanare sempre di più la candidatura italiana ai Giochi. I 5 Stelle, vista anche l’opposizione interna, sono sempre più convinti di smarcarsi dalla partita e di utilizzare i 600 milioni di euro del tesoretto olimpico per la manovra finanziaria. Tanto che ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio per i rapporti con il Parlamento e responsabile sport per il M5S, Simone Valente, dopo che il sindaco di Milano Beppe Sala aveva ribadito le sue condizioni per la partecipazione di Milano alla sfida olimpica (valorizzazione del nome Milano), ha sparato ad alzo zero: «Le parole di Sala non sono allineate con quanto emerso nel recente incontro a Palazzo Chigi. Mettiamo un punto fermo a questo paradosso: non è possibile procedere quando le condizioni proposte da Coni e Governo non sono sostenute da una città importante come Milano».

Una dichiarazione che aveva tutto il sapore dell’ufficialità, se non per un particolare: una nota ufficiale di Palazzo Chigi in cui si dice che «la posizione del governo in merito alla candidatura italiana ai Giochi invernali del 2026 verrà espressa domani (oggi per chi legge, ndr) dal sottosegretario con delega allo sport Giancarlo Giorgetti nel corso della sua audizione alla commissione istruzione del Senato». Da ambienti vicini al sottosegretario leghista filtra la delusione per le posizioni dei 5 Stelle «perché rischia davvero di essere un’occasione persa, non è più tempo di frenare possibili scenari si sviluppo». Delusione e mal di pancia che accomuna anche i due governatori leghisti di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana.

A far scattare la controffensiva dei 5 Stelle è stata la lettera con cui Sala, in mattinata, ha risposto alla proposta del governo indirizzata a tutte e tre le città dallo stesso Giorgetti. Il sindaco di Milano ha scritto che Milano è pronta a partecipare al «tridente» Olimpico del 2026 «anche se non è la scelta migliore» a patto che il nome della città sia valorizzato e che la governance della società di scopo che dovrà gestire la candidatura olimpica sia in mano al governo. Nulla di nuovo e nulla che non si sapesse. «Mai detto cose diverse nella riunione di Palazzo Chigi rispetto a quanto ho scritto oggi — è la replica di Sala a Valente —. La mia posizione non è cambiata». Un atteggiamento non molto diverso da quello della sindaca pentastellata di Torino, Chiara Appendino, che in risposta alla proposta del governo non ha fatto mistero che «le criticità sono rimaste invariate», che Torino non deve stare dietro a nessuno e che manca chiarezza sulle risorse. Parole che però non hanno provocato la reazione del sottosegretario 5 Stelle.

Ma cosa ha scritto Sala nella lettera al governo? «Sono convintissimo che i grandi eventi abbiano come obiettivo fondamentale il rafforzamento del brand cittadino. A tre anni di distanza Milano sta ancora grandemente beneficiando del traino di Expo... Per me è il punto centrale. Per cui ritengo che il brand debba riportare solo i nomi delle città e che quello della città più conosciuta a livello internazionale, cioè Milano, debba essere il più visibile o, perlomeno, il primo». L’altra, più che una richiesta è un passo indietro e riguarda la governance dell’evento. «Milano — continua Sala — ritiene di avere le capacità organizzative, come dimostrato da Expo 2015. Ma ritiene altresì che un’organizzazione troppo complessa sia destinata all’empasse. Per cui, se il governo farà una scelta politica che parte dalla necessità di non creare tensioni al proprio interno, poi dovrà essere il governo stesso a prendersi in toto la responsabilità amministrativa dell’evento. Responsabilità che, come l’esperienza che personalmente ho vissuto con Expo 2015 può testimoniare, non è immune da rischi». Oggi si capirà se il governo spegnerà il sogno olimpico.

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