26 settembre 2018 - 17:20

Un piano per il reinserimento dei detenuti. Bonafede: «Ma non ci saranno indulti»

Il ministro, in visita al carcere di San Vittore, ha firmato un protocollo per favorire l’inclusione sociale di detenuti attraverso il lavoro nella filiera dell’edilizia

di Redazione Milano online

Il ministro Alfonso Bonafede, al centro, tra il sindaco Giuseppe Sala e il governatore Attilio Fontana Il ministro Alfonso Bonafede, al centro, tra il sindaco Giuseppe Sala e il governatore Attilio Fontana
shadow

Si chiama Programma 2121 il protocollo promosso dal Ministero della Giustizia, con capofila il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria, e Lendlease, gruppo multinazionale di sviluppo immobiliare che ha già avviato progetti simili in altri Paesi europei, e che ha l’obiettivo di favorire l’inclusione sociale di detenuti attraverso il lavoro nella filiera dell’edilizia. Ministero e Lendlease saranno affiancati nell’impegno, tra gli altri, da Arexpo, Città Metropolitana di Milano, Fondazione Triulza e Milano Santa Giulia spa. Al progetto potranno accedere persone negli istituti del Milanese che possono essere ammesse al lavoro esterno o a forme alternative di espiazione della pena. La durata di `Programma 2121´ è di tre anni, dall’1 luglio di quest’anno fino al 30 giugno 2021 e si esplica in due fasi: una pilota, dall’1 luglio 2018 al 31 dicembre, e una seconda di messa a regime dall’1 gennaio 2019 al 30 giugno 2021. È stato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, a sottoscrivere il protocollo durante la visita di mercoledì nel carcere di San Vittore a Milano. Durante l’incontro Bonafede ha spiegato di essere contrario a provvedimenti «svuotacarceri» (il problema del sovraffollamento deli istituti penitenziari «va affrontato in modo strutturale») mentre la Polizia penitenziari «è stata dimenticata dallo Stato».

Il programma prevede l’inclusione di circa dieci detenuti (o detenute) durante la fase pilota, e di circa 30 durante quella di messa a regime per poi verificarne l’efficacia e garantire la sua possibile diffusione a livello locale e nazionale. Il compenso del detenuto avviene attraverso fondi reperiti a livello istituzionale e privato. Sono stati il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a sottolineare l’originalità del progetto («sia chiaro che ogni lavoro deve essere retribuito, perché non esistono lavori di serie B e di serie A», ha spiegato Sala). Il ministro ha ribadito che l’impegno per la rieducazione e il reinserimento sociale del detenuto non possono non vedere centrale il lavoro. Bonafede ha parafrasato Massimo d’Azeglio: «Il lavoro può considerarsi come uno dei migliori ausiliari dell’educazione - ha osservato il ministro -. Io direi, in questo caso, della rieducazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT