29 settembre 2018 - 07:58

Sicurezza, spaccio, espulsioni. Salvini: accordo con il sindaco

«Collaborazione contro la droga a Rogoredo». Il Comune frena sugli sgomberi

di Gianni Santucci

Sicurezza, spaccio, espulsioni. Salvini: accordo con il sindaco
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«L’idea di Milano mia e di Sala è uguale...», esordisce il ministro. «Abbiamo condiviso con Salvini...», s’allinea il sindaco. E ancor più si percepisce la distensione del clima quando Matteo Salvini, concludendo ieri mattina il suo saluto al prefetto Luciana Lamorgese che lascia la città, si congeda: «Cedo la parola a Beppe...».
Collaborazione istituzionale. Trasversale tra diversi schieramenti politici. Questa era l’immagine. Una sorta d’alleanza, che potrà certo trovare un punto di incontro concreto su alcuni temi (il contrasto dello spaccio a Rogoredo, ad esempio), ma che su altri punti lascerà qualche cicatrice nella maggioranza in Comune: la riapertura del centro per le espulsioni di via Corelli, sempre osteggiata dall’assessore Pierfrancesco Majorino, o gli sgomberi delle case popolari. Che restano una colonna della strategia annunciata dal ministro, ma sui quali ieri Sala ha detto: «Bisogna essere riflessivi. I milanesi preferiscono sapere che alcune case sono occupate da abusivi o vedere queste persone dormire per strada? È chiaro che le occupazioni sono situazioni di illegalità, ma dobbiamo capire dove finiscono queste persone».

Le criticità È lo stesso Salvini, alla fine del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, a spiegare che «sono emerse in particolare due criticità»: «Una è legata allo spaccio di cocaina e di eroina e al calo dell’età media del primo consumo. Se il Comune presenterà un progetto di riqualificazione del boschetto di Rogoredo, il governo lo sosterrà con tutti i mezzi. Faremo un intervento massiccio, definitivo e risolutivo». Altro punto critico, sottolineato dal presidente della Regione Attilio Fontana, è la sicurezza sui treni di Trenord. Salvini ha detto che, una volta che avrà i dati sulle linee più pericolose, «con orari di partenza e arrivo», si cercherà di aumentare la presenza delle forze dell’ordine.

La struttura Era un progetto già annunciato, da ieri se ne conoscono i tempi: «Entro la fine dell’inverno», ha assicurato Salvini, il centro per le espulsioni di via Corelli sarà riaperto. Oggi non è chiuso, ma è un centro d’accoglienza. È così dal 2014, quando la struttura venne trasformata. A partire dall’anno prima, le rivolte interne dei «detenuti» in attesa di identificazione per il rimpatrio devastarono di continuo le camerate. Le persone furono trasferite; i costi (e i tempi) per le ristrutturazioni diventarono difficili da gestire. E allo stesso tempo Milano viveva il momento più critico per l’emergenza profughi che scappavano dalla guerra in Siria. Così il Cie venne chiuso e poi trasformato. Da allora la questura di Milano è riuscita a fare fino a 1.800 espulsioni in un anno (il maggior numero in assoluto in Italia), anche senza avere a disposizione quella struttura. Il problema resta per una parte di stranieri senza documenti, per i quali i tempi di accertamento della nazionalità sono lunghi, e che nel recente passato sono stati trasferiti negli ultimi 4 centri per l’identificazione rimasti aperti. «Non ci saranno problemi a sistemare le persone oggi ospitate in via Corelli - ha concluso Salvini - perché con la riduzione degli arrivi potremo usare altre strutture. Fino a oggi a Milano la prefettura ha dovuto gestire 390 richieste d’asilo, nello stesso periodo dello stesso anno erano state 3.300. Questo semplifica la vita a chi deve coordinare queste presenze sul territorio».

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