22 settembre 2021 - 23:03

Bertolaso: «Entro fine ottobre l’80% di sì alla terza dose»

Il coordinatore della campagna anti-Covid in Lombardia annuncia: «Entro metà ottobre scenderemo sotto il mezzo milione di no alla campagna». L’aiuto in Sierra Leone: «Manderemo vaccini e squadre di medici e infermieri»

di Stefania Chiale

Bertolaso: «Entro fine ottobre l'80% di sì alla terza dose»
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Chi l’ha visto operare in questi mesi in Regione, sa che Guido Bertolaso non è uno che si nasconde. Anzi, in un gruppo è quello che ama spostare, spesso in anticipo sulla tabella di marcia, l’obiettivo un po’ più in là. Il suo secondo atto lombardo, iniziato in salita, oggi viaggia su numeri da primi della classe: il coordinatore della campagna anti-Covid guarda oltre e lontano (l’allentamento delle misure, gli obiettivi, l’Africa). Con una consapevolezza: «Fare il numero due non fa per me».

Ha detto che l’uso della mascherina potrebbe essere rivisto. Dove la toglierebbe?
«Si potrebbe togliere in alcuni luoghi al chiuso, come i cinema e i teatri, in presenza di due requisiti. Il primo è una copertura vaccinale a due dosi superiore all’80% degli over 12. Si è sempre parlato di immunità di gregge con l’80% di vaccinati: la Lombardia questo numero l’ha raggiunto e superato. Significa che siamo più protetti e quindi in alcune situazioni è giusto restituire una maggiore normalità. Il secondo è la garanzia di controllo del green pass (che oggi non c’è sempre, diciamolo)».

Alzerebbe la capienza di cinema e teatri dall’attuale 50%?
«Penso che, con le stesse premesse, si possa aumentare all’80%».

E le discoteche chiuse da 20 mesi? Ieri il leader della Lega Matteo Salvini ha detto che «se qualche gestore farà causa allo Stato farà bene».
«Io non sono un politico e non faccio ragionamenti suggestivi per alcuni gruppi di persone, ma penso che, nelle stesse condizioni, si possano equiparare le discoteche a palestre, cinema o teatri».

Dopo una settimana di scuola, in Lombardia 3.705 alunni sono stati messi in quarantena per un caso positivo registrato in classe.
«Quarantena con Dad a tappeto per un solo caso positivo in classe è una misura che va rivista e corretta. I ragazzi devono andare a scuola. Si facciano tamponi anche agli alunni anziché metterli tutti in quarantena, sempre in regioni dove la situazione è migliore: purtroppo oggi l’Italia da questo punto di vista non è tutta uguale».

Oggi la Lombardia ha numeri da prima della classe, con l’82% di over 12 immunizzati e l’88% con almeno una dose in corpo. Come ci è arrivata?
«Con un grandissimo gioco di squadra. Ai lombardi l’opportunità di vaccinarsi è sembrata la soluzione alle tragedie che hanno visto e vissuto più che in altre regioni d’Italia. E noi, dopo i problemi iniziali, abbiamo messo in piedi una macchina da guerra che oggi funziona benissimo. Qualsiasi macchina ha bisogno di alcune settimane di rodaggio per funzionare: sono stato il primo a sostenere che il sistema di prenotazione (Aria) non funzionava. Siamo passati a Poste e abbiamo aperto centri vaccinali massivi come Palazzo delle Scintille o l’hub di Brescia che erano “portaerei” dove si lavorava a pieno ritmo tutto il giorno. Questo ha fatto capire ai lombardi che facevamo sul serio: quando si sa che c’è un sistema che funziona lo si usa più volentieri».

Per convincere gli ultimi basterà l’estensione del green pass o lei sarebbe per l’obbligo vaccinale?
«No, non sono per l’obbligo vaccinale. Bisogna agire sull’intelligenza della gente. Quest’ultimo provvedimento del governo sull’obbligo di green pass per tutti i lavoratori è stato essenziale: abbiamo raddoppiato del 150% le prenotazioni. In questo momento i lombardi vaccinabili e che non hanno ancora aderito alla campagna sono 1milione e 50mila: entro metà ottobre scenderemo sotto il mezzo milione».

La Regione vuole aiutare a vaccinare Paesi in difficoltà come la Sierra Leone. Manderete anche operatori sanitari?
«Sto scrivendo il progetto in questi giorni: lo presenteremo alla fine della prossima settimana dopo averlo sottoposto al governo. Ho già informato il commissario Figliuolo. In questo momento abbiamo la possibilità di mettere a disposizione le nostre capacità ed esperienze per gli altri. Ho lavorato in Sierra Leone durante l’epidemia di Ebola: è un Paese grande come il Nord Italia e con un numero di abitanti simile alla Lombardia. Ci lavorano Emergency, il Cuamm, i Salesiani: c’è già un pezzo d’Italia bellissima lì. Vogliamo dare vaccini (che avremo in abbondanza) e risorse umane: manderemo squadre di medici e infermieri, e con i medici locali faremo una grande campagna di vaccinazioni, che è insieme di prevenzione. In Sierra leone su 100mila donne che partoriscono, ne muoiono 2000. Da quando abbiamo solo anticipato la volontà di farlo, siamo sommersi dalle richieste di medici e infermieri che vogliono partire. In questa partita o siamo tutti o non ne esce nessuno».

È iniziata la somministrazione della terza dose. Quale percentuale di adesione possiamo aspettarci?
«Su una platea di 150mila immunocompromessi che oggi hanno diritto alla terza dose stiamo vedendo 700-800 prenotazioni al giorno. Lunedì ne abbiamo vaccinati 1.900, altrettanti martedì e idem ieri. Ma potremmo vaccinarne molti di più: qui c’è un problema di informazione. Non è facilissimo andare a spiegare a 150mila lombardi su 9 milioni che possono fare la terza dose. Per fine ottobre raggiungeremo l’80%: sarebbe già un buon risultato».

Se dovesse arrivare il via libera al richiamo con terza dose per tutti, la Lombardia sarebbe pronta a vaccinare nuovamente 9 milioni di cittadini?
«Vaccinare 9 milioni di persone a febbraio non è stato facile, oggi con l’esperienza che abbiamo è un’operazione che siamo in grado di fare tranquillamente. Sicuramente entro Natale vaccineremo con terza dose immunocompromessi, over 80, ospiti delle Rsa e operatori sanitari. Sul resto della popolazione vedremo cosa decideranno: se non ci sarà bisogno di farlo o se invece gli studi diranno che l’immunità cala completamente o si scoprissero altre varianti aggressive. In questo caso l’arma migliore continuerà ad essere il vaccino».

Pfizer dice che il suo vaccino è sicuro ed efficace per i bambini dai 5 anni in su. Vaccinerebbe i suoi nipoti?
«Ho una nipotina di 7 anni e mezzo: la vaccinerei subito».

La richiamano nuovamente a Roma. Carlo Calenda la vorrebbe vicesindaco. Ci starebbe?
«A malincuore ho rinunciato a fare il numero uno. Stimo Calenda, come anche Michetti e Gualtieri, ma non sono adatto a fare il numero due».

Il suo posto rimane accanto a Fontana e Moratti?
«Il mio posto al momento è vicino ai lombardi fino a quando ce ne sarà bisogno».

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