4 agosto 2018 - 23:23

Salvini avverte i Cinque Stelle: «La Tav? Meglio costruire che smontare»»

Il ministro dell'Interno interviene alla festa della Lega Romagna a Cervia

di Marco Cremonesi

shadow

MILANO MARITTIMA (Ravenna) «Dobbiamo prepararci. Farci trovare pronti, con le idee per rispondere agli attacchi». Matteo Salvini è fiducioso, le possibili aggressioni speculative al debito italiano non disarcioneranno il governo: «Andrà avanti e durerà». Certo, «la flessione in arrivo è di livello planetario e a qualcuno fanno gola alcune grandi aziende che il Pd non è riuscito a svendere. Noi non lo faremo mai. E Savona al governo è una garanzia». Sul caso Foa con Forza Italia è drastico: «Alla quarta volta che voti con il Pd, mi girano le balle. Se preferisci Renzi, basta dirlo».

Il vicepremier risponde ai cronisti letteralmente sotto all’ombrellone, al Papeete beach di Milano Marittima. Le preoccupazioni per i conti pubblici non gli suggeriscono di deviare da una legge di bilancio «del tutto diversa» dal passato: «Se gli italiani avessero voluto quello, si sarebbero tenuti Monti o Letta». E dunque, «il governo del cambiamento farà la manovra del cambiamento. Ne ho già parlato con Conte e Di Maio». Certo, le promesse elettorali non saranno tutte semplici da rispettare. Ma, osserva Salvini, «nessuno si attende miracoli, nessuno di coloro con cui parlo anche qui in spiaggia pretende il tutto e subito. Ma il cambiamento si dovrà vedere». Anche con la flat tax? «Noi daremo un segnale di riduzione fiscale. Si dovrà decidere da chi partire, ma la mia indicazione è: partiamo. Io ho anche il pallino delle accise sulla benzina: ridurle era nel programma del centrodestra e farò di tutto per conservarlo. Sarebbe giustizia». Tra gli auspici del segretario leghista anche «la pace fiscale sulle cartelle esattoriali. È anche l’unica cosa su cui nessuno può venirmi a dire che non ci sono soldi». E Salvini ne è convinto: «È un provvedimento molto atteso. Lo so perché la voce dell’ombrellone vale più di qualsiasi sondaggio. Noi spingeremo un po’ sull’acceleratore, ma il premier Conte è persona molto equilibrata e corretta, oltre ad essere un mediatore di professione».

Resta il fatto che tutto questo ha un prezzo. Particolarmente alto in un paese dal debito imponente come l’Italia. Ma Salvini si mostra sicuro: «Il debito pubblico per me non è un problema. L’esempio di altri paesi ci insegna che se l’economia tira, il sistema funziona anche con debiti più alti del nostro». Insomma: «Faremo di tutto per non esser costretti ad aumentare il deficit, cercheremo di rispettare tutte le regolette. Ma se l’alternativa è tra aiutare o disastrare le famiglie, io dico che il rapporto deficit/pil al 3% non è la Bibbia».

Eppure, sembra che i capitali dall’Italia abbiano cominciato a fuggire. Salvini riguadagna l’ombra: «Alberto Bagnai è assolutamente fiducioso, e io stesso vengo contattato da ceo e da responsabili di fondi sovrani, anche arabi, che mi dicono che l’Italia è uno dei posti migliori in cui investire». E l’uscita dei capitali? «Operazioni finanziarie che non influenzano l’attività di governo, non è il grande gruppo che sposta denaro qui e là ad aver voce in capitolo».

E poi c’è Alitalia: «Un paese a vocazione turistica come il nostro non può non avere una compagnia di bandiera. Poi, a me interessa che i voli arrivino puntuali, e certo alcuni commissari del passato dovrebbero rispondere civilmente e penalmente di quello che han fatto. Ma rifiuto di pensare che Alitalia sia svenduta a pezzetti, resta un asset strategico. Allo stesso modo, penso che non si possa chiudere l’Ilva, l’Italia non può non avere avere l’acciaio».

Il che porta diritto alle tensioni tra Lega e 5 Stelle. Giusto ieri, Alessandro Di Battista è tornato a ripetere il no alla Tav e al Tap, il gasdotto pugliese. Dato che «Dibba» ieri compiva 40 anni, Salvini gli fa «gli auguri con un filo d’invidia, visto che parla dal Messico». Sennonché, «il contratto di governo prevede l’analisi costi benefici delle opere. E dai dati, mi pare che il rapporto sia favorevole per Pedemontane e Terzo valico». Quanto al Tap, «consentirebbe alle famiglie e alle imprese un risparmio del 10% sulla bolletta energetica. E il costo dell’energia è proprio uno dei parametri che mettono fuori mercato le aziende italiane». La Tav, infine: «Mi pare che si parli di penali per 2 o 3 miliardi. Noi ragioneremo su ogni centesimo, è giusto. Ma ovviamente preferirei che quella cifra fosse spesa per gli italiani e non per le penali. Come approccio, preferisco sempre il costruire allo smontare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT