29 aprile 2018 - 22:15

Lorenzo Fontana: la Lega dice no a un governo di minoranza, senza accordi si voti in autunno

Il vice di Salvini: «Berlusconi? Ha vinto la coalizione: non cambiamo. Il percorso logico resta quello dell'esecutivo di chi ha vinto: noi e loro»

di Marco Cremonesi

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MILANO — «Ci hanno chiesto di cambiare la squadra che ha vinto. Una cosa che non ha senso, neanche in politica». Lorenzo Fontana è il vicesegretario della Lega.

Pensa che il tentativo M5S-Pd possa avere successo?
«No. Ma se riuscisse, significherebbe che la prima coalizione e il programma più votato sarebbero fuori dal governo. Per giunta, all’indomani di appuntamenti elettorali in cui hanno vinto un altra volta. A quel punto, la maggioranza degli elettori si sentirebbe presa in giro. Io non scherzerei su questo sentimento».

Insomma, è d’accordo con la manifestazione di cui parla Matteo Salvini?
«Ma certo. Saremmo di fronte a milioni e milioni di elettori che si troverebbero ad essere governati anche da un partito come il Pd che è stato sonoramente bocciato dai suoi stessi elettori. Non si può ignorare la volontà popolare fino a questo punto».

Silvio Berlusconi suggerisce che il centrodestra con un governo di minoranza si assuma il compito di cercare in Parlamento. È d’accordo?
«Si può forse fare un tentativo, ma io non ci credo. In ogni caso, è indispensabile ricordare chi ha vinto. E cioè il centrodestra guidato da Matteo Salvini: anche in questo caso non si potrebbe prescindere dal fatto che sia Salvini a dover indicare il nome del possibile premier».

Insomma, con Forza Italia il rapporto è saldo?
«Il punto non è tanto Forza Italia. Si tratta di una faccia diversa dello stesso principio: la volontà popolare. Che si è espressa il 4 marzo in tutta Italia, il 22 aprile in Molise e, ne sono convinto, adesso in Friuli Venezia Giulia. Sempre a favore di un programma e di una coalizione».

Il rapporto con i 5 stelle è archiviato?
«Che devo dirle? Se la democrazia vale qualcosa, il percorso logico sarebbe quello: governo di chi ha vinto, noi e loro. Se invece i 5 Stelle pretendono di fare un governo a tutti costi, anche loro non rispetteranno la volontà degli italiani. Matteo Salvini ha dimostrato una disponibilità straordinaria, ha detto che il centrodestra è disponibile anche dopo che Di Maio ha chiuso. Lo ammetto, non sarei riuscito ad essere così paziente. Se i 5 stelle si ostinano, l’unica strada è il tornare al voto».

Con la stessa legge?
«Per fare una legge elettorale occorre comunque un accordo tra i partiti, partendo da chi ha vinto le elezioni. Se necessario, si potrebbe tornare alle urne in autunno. Di certo, noi non abbiamo paura delle urne. Per come si è comportato Salvini, con la pazienza, la responsabilità e il gioco di squadra dimostrati, sarebbe un altro successo: nei confronti degli elettori, abbiamo la coscienza a posto».

Non temete che gli elettori possano comunque punire i partiti stando a casa?
«Salvini ha dimostrato un profilo di governo credibile, ha fatto tutti i passi di lato possibili e immaginabili. Non ha fatto solo quello che gli elettori non avrebbero capito, e cioè mettersi d’accordo con il Pd».

Sarebbe il famoso «derby» Lega-5 Stelle?
«Non credo che gli elettori del Movimento siano entusiasti del fatto che noi e il Pd siamo stati messi sullo stesso piano. Non fosse altro perché è poco rispettoso di chi ha votato: la nostra linea, a differenza della loro, è stata diritta. E Salvini ha dimostrato di essere un leader credibile anche al Sud. Se fossi un 5 stelle, sarei molto meno tranquillo di quanto lo sono da leghista».

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