3 maggio 2018 - 09:12

Lara Magoni, «Ci fu un fascismo buono»: polemica sul post nostalgico

L’ex campionessa di sci, da poche settimane assessore al Turismo, su Facebook ha sostenuto che le tutele ai lavoratori sono nate nel Ventennio, e ha postato il telegramma del Primo Maggio del 1937 firmato da Benito Mussolini

di Simone Bianco e Andrea Senesi

L’assessore lombardo al Turismo Lara Magoni, ex campionessa di sci (LaPresse) L’assessore lombardo al Turismo Lara Magoni, ex campionessa di sci (LaPresse)
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«Le leggi che tutelano i lavoratori nascono proprio TUTTE dal fascismo». Lara Magoni, ex campionessa di sci e da poche settimane assessore al Turismo, alla Moda e al Marketing territoriale nella giunta di Attilio Fontana (in quota Fratelli d’Italia), ne è sicura: almeno in fabbrica si stava meglio quando si stava peggio. Perché, per dirlo con le parole del suo post di martedì, «rinnegare ciò che di buono è stato fatto è un grande errore», visto poi che «quei benefit piacciono a tutti». A corredo del suo pensiero l’assessore posta il telegramma del Primo Maggio del 1937 firmato da Benito Mussolini e indirizzato al prefetto di Torino col quale il Duce ordina di rivolgersi «al senatore Agnelli» affinché la Fiat si doti di «refettori decorosi» (i benefit, appunto) «perché l’uomo non è una macchina adibita a un’altra macchina».

Il post di Lara Magoni su Facebook, poi rimosso
Il post di Lara Magoni su Facebook, poi rimosso

Magoni è da poche settimane in giunta, ma non è una neofita della politica lombarda: nel 2013 l’ex campionessa di sci è stata eletta al Pirellone con la Lista Maroni. Il passaggio alla formazione di Giorgia Meloni, con cui il 4 marzo viene eletta anche in Senato, risale a poche settimane prima della fine della legislatura regionale. Palazzo Madama o Palazzo Lombardia? L’indecisione si è trascinata per diverse settimane, con tanto di referendum online tra sostenitori ed elettori, fino alla scelta della poltrona da assessore in Regione.

Magoni non è una neofita nemmeno del «politicamente scorretto». «Risparmiatemi Bella Ciao», ha scritto, per dire, in occasione del 25 aprile mentre di fronte all’ipotesi di un governo M5S-Pd azzardava: «Se ciò dovesse succedere io proporrei una marcia su Roma». È il suo stile. Come all’indomani del referendum sull’autonomia lombarda, un plebiscito di Sì ma con affluenza non proprio oceanica. Era ottobre, il futuro assessore raccontò di richieste d’aiuto «sia economico che sanitario» e, in considerazione dell’alta astensione, minacciò: «Da oggi prima di chiedermi qualsiasi tipo di supporto mostratemi la RICEVUTA di voto che vi è stata rilasciata ieri sul referendum». Ne nacque un ovvio polverone, richieste di scuse dal centrosinistra, borbottii a mezza bocca sull’altra sponda. Lei parlò di provocazione e raccolse numerosi consensi sui social network. Tradotti poi in voti alle ultime Regionali, quando ha ottenuto il seggio da consigliere grazie a 2.698 preferenze. Abbastanza per essere chiamata a nella squadra di governo di Attilio Fontana, una delle cinque donne tra i banchi della giunta leghista.

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