Milano

Contratti Expo, i giudici su Maroni: "Perseguì interesse personale". Le motivazioni della condanna a un anno

Roberto Maroni (ansa)
"I messaggi intercettati provano la relazione con Paturzo". L'ex governatore era stato assolto "perchè il fatto non sussiste" invece dal reato più grave, quello di induzione indebita
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I numerosi messaggi intercettati tra Maria Grazia Paturzo e Roberto Maroni costituiscono prova diretta dell'esistenza di una relazione non solo professionale". Lo scrivono i giudici della quarta sezione del tribunale di Milano nella motivazioni alla sentenza con la quale, il 18 giugno scorso, hanno condannato a un anno l'ex governatore leghista della Lombardia Roberto Maroni nel processo su presunti pressioni illecite per far ottenere un contratto e un viaggio a Tokyo a due sue ex collaboratrici.

Maroni è stato ritenuto colpevole del reato di turbata libertà del contraente per l'affidamento di un incarico in Expo all'ex collaboratrice Mara Carluccio, mentre è stato assolto "perchè il fatto non sussiste" dal reato di induzione indebita per avere esercitato pressioni finalizzate a far partecipare a una missione in Giappone Maria Grazia Paturzo, a cui, secondo l'accusa, Maroni sarebbe stata legato da una "relazione affettiva".

Per il capo d'imputazione relativo alla Paturzo, i giudici hanno tuttavia inviato gli atti alla Procura per valutare l'eventuale falsa testimonianza della stessa Paturzo e anche della portavoce dell'ex governatore, Isabella Votino, oltre che dell'avvocato Cristina Rossello. Tutte aveano negato l'esistenza di una relazione affettiva tra i due. "I numerosi messaggi intercettati - spiegano i giudici - esulano da un normale rapporto lavorativo e di semplice amicizia per via del registro linguistico utilizzato costellato di espressioni affettuose e del tenore intrinseco dei messaggi".

Nelle motivazioni alla sentenza di condanna a un anno di carcere, i giudici milanesi evidenziano che Roberto Maroni ha perseguito il suo "interesse personale" nel far sì che venisse affidato un incarico alla sua allora collaboratrice Mara Carluccio nella società regionale Eupolis.

"Ritiene il collegio che con riferimento agli imputati Maroni, Ciriello (all'epoca capo della segreteria del governatore, condannato a un anno, ndr) e Gibelli (ex segretario generale della Regione, condannato a 10 mesi e 20 giorni, ndr) - si legge nel documento - non sussistano i presupposti per la concessione delle attenuanti generiche, non essendo emerse né prospettate circostanze concrete valutabili a tali fini, e che le stesse siano concedibili alla Carluccio (condannata a sei mesi, ndr) con giudizio di equivalenza sulla contestata aggravante, non avendo la stessa qualifica di pubblico ufficiale, asservita dai coimputati all'interesse personale perseguito da Maroni".

Maroni - che non era presente in aula per la lettura della sentenza - è colpevole del reato di turbata libertà del contraente per l'affidamento di un incarico in Expo alla ex collaboratrice Mara Carluccio. Assolto "perchè il fatto non sussiste" invece dal reato di induzione indebita per avere esercitato pressioni illecite finalizzate a far partecipare a una missione a Tokyo un'altra sua ex collaboratrice, Mariagrazia Paturzo, alla quale, secondo l'accusa, Maroni sarebbe stata legato da una "relazione affettiva".

Riguardo a questa accusa, infatti, i giudici scrivono che non c'è stata alcuna pressione illecita da parte di Maroni nei confronti dell'allora dg di Expo Christian Malangone, assolto per questa vicenda, per indurre la società organizzatrice dell'Esposizione a pagare il viaggio a Tokyo, poi saltato, a Paturzo. "Nelle conversazioni tra gli imputati, scrive il giudice, "non si fa alcuno specifico riferimento ad utilità o vantaggi che al Malangone sarebbero derivati dal mostrarsi collaborativo a fronte delle richieste del presidente della Regione, nè questi sono emersi dall'istruttoria".