Milano

Proteste per la pubblicità anti-aborto davanti alla Mangiagalli di Milano: "Chi l'ha autorizzata?"

Il cartello degli antiabortisti coperto con un lenzuolo (lapresse)
Le donne del Pd coprono il manifesto con un lenzuolo. E gli antiabortisti: "Denunceremo la ginecologa Kustermann". La replica: "Un cartello così non si può mettere davanti a un ospedale dove ogni mattina si recano donne che devono affrontare questa scelta"
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Le immagini stanno riempiendo i social, l'indignazione è tanta, e tante sono le richieste di capire chi abbia dato l'autorizzazione. Nella notte tra sabato e domenica, davanti all'ingresso della Mangiagalli, la clinica ginecologica più famosa di Milano, forse una delle più conosciute d'Italia, è comparsa una pubblicità anti-abortista, contro la legge 194: cartellone coperto poi da un lenzuolo dalle Donne democratiche e dai manifestanti che hanno partecipato a un presidio davanti all'ospedale e che denunciano: "E' un'azione crudele verso le donne che devono compiere una scelta già dolorosa di per sé".
Il cartello contestato 
La pubblicità porta la firma della onlus Pro Vita e da Ora et Labora ed è stata esposta all’ingresso della struttura dove ogni anno nascono più di 6mila bambini e dove la legge 194 è da sempre rispettata, con un tasso di medici obiettori tra i più bassi della città. Nel cartellone due foto: quello di un bambino appena nato abbracciato dalla mamma e quello di una donna incinta con l'ecografia che mostra il feto appoggiata sul pancione. La scritta, in grande: "Non fermare il suo cuore", e poi, sotto: "Avrà il tuo sguardo, il tuo sorriso, sarà coraggioso perché tu lo sei".

Frasi che hanno fatto scattare tanti medici che da anni si battono per il diritto di scegliere delle donne, come la primaria della Mangiagalli Alessandra Kustermann: "Il punto non sono le immagini, ma il messaggio: si tratta di un insulto a tutte le donne e alla loro libertà di scelta, è un’iniziativa inaccettabile e stigmatizzante: come donne, non possiamo rimanere in silenzio. Non possiamo accettare che ad altre, che vengono in ospedale in un momento già delicato e complesso, venga fatto questo". In tante - e tanti - non l'hanno accettato: per questo domenica sera si sono ritrovati sotto quel cartellone per un presidio di protesta, culminato nella copertura del cartellone con un lenzuolo e un altro cartello, che invece recita: "194 è una legge di Stato".
(fotogramma)
Ma l'azione di protesta non è piaciuta alle associazioni che avevano fatto esporre quel cartello. Che adesso minacciano denuncia contro la ginecologa Kustermann. "Ha leso il diritto alla libera espressione e al libero pensiero - spiega Giorgio Celsi, presidente di Pro-Vita - abbiamo pagato un'agenzia per affiggere il cartello, l'agenzia ha anche mostrato il cartello al Comune. Noi abbiamo versato 1800 euro per quattro mesi".

Replica Kustermann: "Ritengo che coprire quel cartello sia stata un'operazione giusta. Hanno annunciato un esposto, che denuncino pure. Non è illegale coprire un manifesto offensivo contro le donne e che suscita dolore in chi affronta con fatica un'interruzione volontaria di gravidanza. Secondo la 194 nessuna donna deve sentirsi colpevolizzata e stigmatizzata per una scelta dolorosa e necessaria alla sua salute fisica e psichica". E aggiunge anche: "Questo manifesto possono metterlo dove vogliono, ma non davanti a un ospedale dove ogni mattina si recano donne che questa scelta la devono affrontare con l'aiuto di una psicologa e di assitenti sociali, disponibili a trovare soluzioni alternative".
(fotogramma)
Dalle donne democratiche a tutto il Pd e a Milano Progressista arriva anche la domanda: "Com’è possibile che quel cartello pubblicitario, così provocatorio, sia stato affisso proprio di fronte alla Mangiagalli?". Una domanda a cui cercherà di trovare una risposta Diana De Marchi, consigliera dem e presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano, facendo una richiesta al settore pubblicità per capire, intanto, se quello utilizzato dall'associazione anti-abortista sia uno spazio di affissione pubblico.