Milano

Sauditi nel cda della Scala, Salvini: "Possiamo farne a meno". Sala attacca Fontana: "Fa il furbo, sapeva"

Il teatro alla Scala 
La questione infiamma la politica. E' scontro al vertice tra i soci della Fondazione. Il governatore contrario all'ingresso dell'Arabia Saudita nel consiglio di amministrazione nega il ruolo della Lega nella partita e 'scarica' tutto sul sindaco e sul ministro, che ora dice: "No a governo straniero nel cda"
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La questione dell'ingresso dell'Arabia Saudita nel cda del Teatro alla Scala a fronte di un finanziamento da 15 milioni di euro infiamma il confronto politico, che si fa di giorno in giorno più teso. Con delle prese di distanza - io non so oppure non c'entro (vedi il ministro Bonisoli, "sono questioni interne", aveva sempre ribadito fino ad oggi" ) - che finiscono per irritare e non poco il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Ora parlano tutti, anche il vicepremier Matteo Salvini: "I sauditi? Possiamo farne a meno", dice schierandosi con il governatore leghista contro cui si sono scagliate le ire del primo cittadino di Milano.

Sala aveva raccomandato a tutti di tacere e di aspettare il cda straordinario del 18 marzo, ma con l'ennesima uscita sui giornali, (dopo quella del sovrintendente Pereira) si vede costretto a mettere i puntini sulle "i", stavolta rispondendo al presidente della Regione Lombardia, socio di punta della Fondazione insieme al Comune. Quanto a Bonisoli, anche oggi a Milano, al Villaggio Rousseau del M5s, interrogato ribadisce: "Della vicenda me ne ha parlato Francesco Micheli (il finanziere che nel cda rappresenta il governo, ndr) sabato scorso - sottolinea - gli ho detto: perfetto, discutetene nel consiglio di amministrazione, che è il luogo giusto. Penso che non dobbiamo avere un atteggiamento di chiusura a prescindere, ma quello che trovo un inappropriato è che ci sia un governo all'interno di un cda". E giustifica il suo ragionamento, "tecnico", con un'ipotesi solo teorica: "Il mistero può commissariare il cda, e questo potrebbe ingenerare un incidente diplomatico".


Ma se il ministero, almeno con le dichiarazioni, si tiene appunto a distanza, lo scontro è totale tra Comune e Regione. "Noto che più di uno non resiste alla tentazione di partecipare al gioco del 'io non c'ero e se c'ero dormivo'. Oggi si iscrive a questo club il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana", scrive sulla sua pagina Facebook il sindaco, che del Cda del teatro è anche presidente. Fontana "dice che non ne sapeva nulla", ha continuato Sala riferendosi all'intervista di Fontana al Corriere. "Presidente, ci spieghi una cosa. Visto che, è tutto verbalizzato, il cda della Scala dell'11 febbraio ha discusso della questione e che la Regione ha una rappresentante nel cda, come faceva a non essere al corrente di una questione così delicata?".


"Delle due l'una - mette giù serio - o il suo rappresentante in cda non ha compreso una comunicazione così importante e rilevante per Milano e la Lombardia e non la avverte, e allora lo revochi immediatamente, oppure lei fa il furbo". Poi ribadisce: "Nel cda del 18 marzo esamineremo le carte, è inutile arrivare a conclusioni prima".

Ma quali sono state le dichiarazioni di Fontana? "Questa cosa - ha spiegato nell'intervista - l'ho letta sui giornali e so per certo che la Lega non ha collaborato alla trattativa per un ingresso nel cda". Era stato il sovrintendente a tirare in ballo il Carroccio e a raccontare del ruolo dell'ex direttore di TelePadania, Max Ferrari, ora consulente di Fontana per per le Relazioni internazionali, nella vicenda. "Aggiungo - e qui arriva la presa di distanza totale dall'operazione e il no del governatore - che La Scala è un simbolo importante e prezioso della milanesità, della nostra cultura, è il volto più bello della nostra tradizione, ha un valore quasi sacrale. Quindi se qualcuno mi avesse chiesto un parere su un'operazione di questo tipo avrei espresso la mia contrarietà, a prescindere dai soldi, che certamente servono".


La passa dunque la passa ad altri. "Bisogna chiedere al sindaco e al ministro Bonisoli. Loro la vicenda la conoscono bene - assicura Fontana - da parte mia, posso dire quello che ho detto a Pereira quando l'ho incontrato, due giorni fa: se altri non avessero cercato di addossare a me e alla Lega la paternità di un'iniziativa di cui non sappiamo niente avrei taciuto, come faccio sempre su queste cose, fino al consiglio d'amministrazione del 18 marzo. E la mia idea è che il sindaco Sala e il ministro Bonisoli avessero intenzione di proseguire le trattative fino a quel giorno".

Sul futuro del sovrintendente Alexander Pereira, per il quale la Lega ha chiesto il licenziamento in tronco, Fontana dice: "Non mi interessa fare speculazioni, spetta al cda decidere". E pur apprezzando il lavoro di Pereira per cercare fondi ("sappiamo che quello delle risorse è un problema fondamentale per ogni istituzione culturale, anche per una del valore della Scala"), il governatore precisa: "Un conto è adoperarsi per esportare le produzioni della Scala e portare in giro per tutto il mondo questa nostra cultura, ben altro è cedere pezzi dell'istituzione. Si possono vendere i prodotti della Scala, ma non si può vendere la Scala stessa".

Ma sempre via Facebook, il governatore decide di replicare a Sala. "Le relazioni con i sauditi non nascono certo con la Lega o con Max Ferrari (consigliere lombardo leghista indicato come il primo che avrebbe proposto una collaborazione tra il teatro e il governo saudita). E' una fake news. Molti hanno fatto i furbetti provando a tenere alta l'attenzione su un falso ed evitando di andare al cuore della questione. Anche il sindaco non ha resistito, dichiarandosi sorpreso per una notizia non vera. Un capolavoro retorico utile a rilanciare la polemica e tenere i riflettori sulla Lega, è una furbata, 'disinformazia'. Sala - conclude il botta e risopsta social - prova a distrarre dal fatto che non solo aveva seguito la cosa dall'inizio e passo dopo passo, ma che l'ingresso dei sauditi nel cda del Teatro più importante del mondo evidentemente lo voleva e lo vuole. Il dito e la luna. Spero solo - ha concluso - che non siano andati troppo avanti. Il punto è questo e sono certo che nel prossimo cda le carte saranno chiare".