Milano

Giulia messa alla gogna nella pagina Twitter di Salvini, il ministro ci ripensa e rimuove il post

A darne notizia su Facebook è Luca Cortese, l'autore della foto poi pubblicata dal vicepremier. Su quell'immagine della manifestazione People di Milano arrivarono insulti e minacce
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Giulia ha vinto. Dopo 20 giorni, alla fine il post della vergogna è sparito. Non c'è più sulle pagine social del vicepremier Matteo Salvini quel post con la fotografia della giovane manifestante ripresa durante il corteo "People" del 2 marzo a Milano. Giulia Pacilli - questo il nome della ragazza 22enne che compariva nell'immagine scattata da Luca Cortese - era stata sommersa da un'ondata di decine di migliaia di insulti sessisti e di minacce di violenza e di morte. L'autore dell'immagine, di fronte alla gogna mediatica che aveva subito la ragazza, aveva annunciato di voler fare causa al ministro degli Interni. E anche Giulia si era rivolta a un avvocato.


Adesso quel post è sparito. La notizia la dà su Facebook lo stesso Cortese: "Nel più assoluto silenzio, ieri 21 marzo dal profilo ufficiale di Matteo Salvini è stato rimosso il post con la mia fotografia usata strumentalmente, vergognosamente e senza alcuna autorizzazione, per schernire Giulia Pacilli e sminuire la grande, bellissima manifestazione “People – Prima le persone” del 2 marzo a Milano. La procedura per violazione del diritto d’autore e la minaccia di azioni legali ha dato i suoi frutti. Non è una vittoria: l’effetto che volevano ottenere (la gogna per Giulia e l’attacco alla manifestazione) è stato ottenuto”.

Il fotografo che aveva denunciato l'uso dell'immagine e avviato un'azione per chiedere i danni, adesso rinuncia alla causa, più che altro perché ci vorrebbe molto tempo per arrivare a una sentenza. Ma non rinuncia a condannare l'azione del vicepremier e a incitare anche altre persone ad agire per vie legali in casi simili, visto che non è la prima volta e non sarà l'ultima che un episodio del genere accade: "La cancellazione del post, seppur a distanza di quasi 20 giorni, ci insegna qualcosa: il ministro e il suo staff, che sui social media fanno becera propaganda a volte violando, come in questo caso, regole e leggi, non sono intoccabili. E usando correttamente gli strumenti disponibili li si può ostacolare efficacemente, costringendoli a tornare sui loro passi. Sono consapevoli di agire fuori dalle regole (e per un rappresentante delle istituzioni è gravissimo), e messi all’angolo rinunciano e cancellano, forse sperando che la cosa non sia notata. Beh, per loro vergogna e fastidio è stata notata. E ne parlo per evitare che lo possano fare di nuovo, usando i contenuti di chiunque a danno di altri. I social non sono un territorio senza regole. E non lo è il nostro Paese. Un abbraccio a Giulia e ai Sentinelli di Milano".