Milano: in mostra sessanta opere di Beppe Fava, denunciò la mafia anche con la pittura
Sessanta opere dai colori accesi proprio come il bisogno di esprimere - non solo a parole - la sua denuncia contro la mafia. La stessa che lo ha ucciso a Catania il 5 gennaio del 1984. E' un omaggio alla penna libera e coraggiosa di Beppe Fava, la mostra "La pittura come documento e denuncia" aperta fino al 24 giugno a Palazzo Sormani, a Milano. "Il pubblico - spiega Giovanna Mori, curatrice dell'esposizione - sarà immerso in uno spaccato della Sicilia dagli anni Cinquanta ai primi Ottanta attraverso l'occhio indagatore e sarcastico di uno degli intellettuali più coraggiosi dello scorso secolo". Si va dalla potenza cromatica dei dipinti degli anni Sessanta con il capolavoro "Studio sul dolore" - una moderna crocifissione metaforicamente legata al fenomeno mafioso - alle rappresentazioni allegoriche dei volti minacciosi dei malavitosi degli anni Ottanta. E non solo la pittura come mezzo alternativo al giornalismo, ma anche incisioni, disegni, che però mostrano sempre lo stesso intento dei suoi articoli e dei suoi testi teatrali.