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Milano, tangenti e affari con la 'ndrangheta: arresti fra politici, burocrati e imprenditori. Il procuratore Greco: "Sinergie con le cosche"

Gli indagati sono 95, 43 le misure cautelari, 12 in carcere. Tra loro il consigliere comunale di Milano Pietro Tatarella e il sottosegretario della Regione Fabio Altitonante. Richiesta d'arresto per il parlamentare Sozzani. Accuse anche a Fratelli d'Italia. Il governatore Fontana non si accorse della tentata corruzione e non denunciò
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MILANO - I carabinieri di Monza e la guardia di finanza di Varese hanno eseguito in Lombardia e Piemonte 43 ordinanze di custodia cautelare, di cui 12 in carcere, nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Dda milanese su due gruppi criminali operativi tra Milano e Varese costituiti da esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori, accusati a vario titolo di associazione per delinquere aggravata dall'aver favorito un'associazione di tipo mafioso, corruzione e turbata libertà degli incanti, finalizzati alla spartizione e all'aggiudicazione di appalti pubblici.

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Tra le 43 misure cautelari disposte dal giudice Raffaella Mascarino su richiesta della Procura di Milano, ci sono anche il consigliere comunale di Milano Pietro Tatarella, candidato di Forza Italia alle Europee, e il sottosegretario azzurro della Regione Lombardia Fabio Altitonante. Le accuse sono, a vario titolo, associazione a delinquere e corruzione. I magistrati hanno anche presentato una richiesta di arresto per il parlamentare di Forza Italia Diego Sozzani, accusato di finanziamento illecito ai partiti. Accuse di finanziamenti illeciti anche a Fratelli d'Italia che replica con una nota: "Noi parte lesa".

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I rapporti tra boss e imprenditori. "Come spesso avviene in Lombardia, politici locali e imprenditori si appoggiano, e a volte sono collusi, con cosche della 'ndrangheta, sul territorio. Il tema è stato affrontato dalla Direzione distrettuale antimafia tante volte. E anche in questo caso emerge una sinergia tra cosche e imprenditori". Così il procuratore di Milano, Francesco Greco, nella conferenza stampa sull'inchiesta. "L'indagine - ha detto Greco - ha fatto emergere due gruppi di affari: uno nella zona di Varese e uno a Milano. Sono spaccati di storie già visti e che la società fa fatica a cambiare, con faccendieri, politici e imprenditori".


Le accuse a Fratelli d'Italia. Anche il partito Fratelli d'Italia avrebbe ricevuto finanziamenti illeciti, così è riportato nell'ordinanza. L'imprenditore Daniele D'Alfonso, uno degli arrestati nell'indagine della Dda milanese, "in occasione della campagna 2018 per le consultazioni politiche e regionali" avrebbe corrisposto "sistematici finanziamenti illeciti a soggetti politici", tra cui Fabio Altitonante, Diego Sozzani e Angelo Palumbo, tutti di Forza Italia, "nonché al partito Fratelli d'Italia". Stando a una delle circa 30 imputazioni dell'inchiesta, Damiano Belli "legale rappresentante della Ambienthesis spa" e Andrea Grossi "amministratore di fatto della stessa" avrebbero elargito "al partito Fratelli d'Italia Alleanza nazionale un contributo economico di complessivi Euro 10.000, in assenza della prescritta delibera da parte dell'organo sociale competente e senza annotare l'elargizione nel bilancio d'esercizio". Il presunto finanziamento illecito sarebbe avvenuto il 5 marzo del 2018 "su richiesta" di Daniele D'Alfonso "a sua volta azionato dal Grossi" e con un bonifico sul conto corrente "intestato a Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale, BPM filiale di Roma Montecitorio". Nell'ordinanza si fa notare che l'imprenditore D'Alfonso avrebbe finanziato illecitamente esponenti "tutti riconducibili alla coalizione di centro destra che risulterà vincente nelle elezioni regionali e politiche" dello scorso anno.


Gli appalti nel mirino. "Sono due gli appalti al centro delle nostre contestazioni e per i quali abbiamo ottenuto ordinanze di custodia cautelare. Il primo è il servizio di pulizia dalla neve del comune di Milano e comuni limitrofi per 2017-2021, un appalto grosso a cui hanno partecipato molte aziende del territorio lombardo". Lo ha detto il pm della Dda milanese Adriano Scudieri durante la conferenza stampa. Scudieri ha poi spiegato: "Abbiamo accertato la presenza di una ventina di azienda che con guida di Renato Napoli (il cui nome era emerso nell'indagine Infinito e in altre indagini antimafia, ndr) sono riuscite a spartirsi i lotti. Il secondo è il bando per il teleriscaldamento dell'A2a, uno dei vari bandi che ha fatto A2a. Un accordo fallito perché uno degli imprenditori si è tirato indietro e ognuno è andato per i fatti propri".

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Il pm ha aggiunto che intorno alla figura dell'imprenditore Renato Napoli è emersa "una diffusa e inquietante situazione di inquinamento degli appalti pubblici nel milanese. Oggetto di contestazione nell'ordinanza di custodia cautelare sono due specifici appalti pubblici, ma stiamo facendo accertamenti su un'altra decina di situazioni, che coinvolgono tutte le principali aziende municipalizzate pubbliche del territorio lombardo, quindi non soltanto Amsa, ma anche A2a, Metropolitana milanese e altre aziende pubbliche". E ancora: "Quello che emerge è che gli imprenditori tendenzialmente si spartiscono i lotti. Si mettono d'accordo, cercano di ottenere info da insider interni a queste società pubbliche per sapere chi sono gli altri partecipanti alle gare e quando c'è la possibilità di dividersi i lotti, pianificano con offerte al ribasso reciproche per potersi spartire le gare". "Stiamo valutando la posizione di oltre 50 imprenditori coinvolti e iscritti nel registro degli indagati che sentiremo ".

Il caso Fontana. A essere "parte offesa" nei tentativi di corruzione individuati dai pm antimafia di Milano il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Il governatore non avrebbe però percepito i tentativi del ras varesino di Forza Italia, Gioacchino Caianiello, come istigazione al reato di corruzione e dunque non avrebbe denunciato il fatto. Nonostante ciò secondo l'accusa, Fontana non è considerato parte attiva nella corruzione. Negli scorsi giorni il governatore si è recato a Palazzo di Giustizia di Milano, ma, secondo quanto appreso, non per questioni riguardanti questa indagine, bensì per discutere riguardo al trasferimento a Milano del Tribunale dei brevetti europeo. Fontana "sarà sentito prossimamente, non sappiamo ancora in quale veste. Non lo abbiamo interrogato prima perché aspettavamo che venissero eseguire le misure cautelari", ha detto il procuratore Greco durante la conferenza stampa.

Nell'ordinanza è così riportato il tentativo di corruzione da parte di Gioacchino Caianiello e Giuseppe Zingale, che "proponevano al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana di riuscire a fare ottenere tramite l'ente Afol, di cui Zingale è direttore generale, consulenze onerose in favore dell'avvocato Luca Marsico, socio dello studio Fontana-Marsico". Tutto questo, si legge nel documento, "in cambio del compimento da parte del presidente Fontana di atti contrari ai suoi doveri d'ufficio, e compiuti in violazione del dovere di imparzialità della pubblica amministrazione, consistiti nella nomina di Zingale alla direzione generale Istruzione Lavoro e Formazione della Regione Lombardia".

"Non dico nulla, ho letto che io sono parte offesa. Quindi per rispetto della magistratura le cose che dovrò dire le dirò a loro", ha dichiarato il governatore della Regione Lombardia. "Se incide sulla candidatura? Penso proprio di no - ha aggiunto Fontana uscendo dal Coni dove si è svolto un incontro sulla candidatura olimpica di Milano e Cortina ai Giochi invernali del 2026 - se c'è qualcuno che ha commesso degli errori non credo possa incidere sulla corsa olimpica".

Ma per Fontana c'è anche da chiarire il ruolo del suo socio di studio che ha ricevuto un incarico dalla Regione Lombardia. Su questo elemento è in corso una valutazione dei fatti da parte della procura.

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Le accuse ad Altitonante. Il consigliere regionale Fabio Altitonante, com'è stato ricostruito nell'ordinanza, "riceveva dall'imprenditore D'Alfonso, tramite un altro imprenditore, la somma di euro 20mila per fare ottenere il rilascio di un permesso a costruire, relativo a un immobile a Milano in via Allegrenza, sottoposto a vincoli paesaggisti, che è di proprietà della moglie dello stesso imprenditore". Ancora, il politico di Forza Italia, candidato alle prossime Europee, "si era attivato presso il dirigente della direzione urbanistica del Comune di Milano Franco Zinna, per assicurarsi l'esito favorevole della predetta pratica urbanistica". Lo stesso Zinna, "consentiva ad Altitonante, di ingerirsi sistematicamente nelle scelte di loro competenza, e di ottenere in violazioni dei doveri d'ufficio, informazioni sullo stato della pratica urbanistica".

Le accuse a Tatarella. Per la procura il consigliere comunale Pietro Tatarella, incassava cinquemila euro al mese da Ecol service, attraverso una "consulenza professionale in realtà mai svolta" e "una serie di utilità tra cui pagamenti di biglietti aerei, di viaggi di piacere, uso di varie autovetture, la disponibilità di una carta di credito American Express". Il politico "metteva D'Alfonso in contatto coi primari vertici amministrativi regionali e di Amsa", l'azienda che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti a Milano, "indicandogli di volta in volta i soggetti politici destinatari delle illecite erogazioni". Era così che Tatarella "accreditava" l'imprenditore in questi ambienti, "assicurandogli un canale preferenziale con la pubblica amministrazione in vista della partecipazione a gare pubbliche".

Dopo tangentopoli. Spunta una vecchia conoscenza dei tempi di Tangentopoli nell'inchiesta: si tratta di Loris Zaffra, fedelissimo di Bettino Craxi, segretario regionale del Psi e dal 1990 al 1992 assessore all'Edilizia popolare e privata al Comune di Milano. Molti sono i dialoghi intercettati tra Zaffra e l'ex coordinatore provinciale di Varese Gioacchino Caianiello. "Con Loris - dice quest'ultimo in una intercettazione riportata nell'ordinanza del gip Raffaella Mascarino - si sta cercando di capire di mettere a fare il direttore generale Zingale... alla formazione!..." in Regione Lombardia. Inoltre nell'ordinanza si parla di incontri al ristorante "Da Berti" o in un locale in piazza Sire Raul per un "pranzo d'affari" con l'imprenditore Daniele D'Alfonso, Tatarella, Altitonante, lo stesso Caianiello e il suo "braccio destro" nonché assessore all'urbanistica e all'ambiente del Comune di Gallarate, Alessandro Petrone e anche, tra gli altri, con Sergio Salerno (Amsa) in carcere per una mazzetta da 20 mila euro.

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Complessivamente sono 95 le persone indagate a vario titolo per associazione per delinquere aggravata dall'aver favorito un'associazione di tipo mafioso, finalizzata a corruzione, finanziamento illecito ai partiti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazioni per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abuso d'ufficio, nell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto e responsabile della Dda Alessandra Dolci e dai pm Silvia Bonardi, Adriano Scudieri e Luigi Furno. Delle 43 persone destinatarie del provvedimento, firmate dal gip Raffaella Massacrino, 12 sono finite in carcere, 16 ai domiciliari, 3 con obbligo di dimora e 12 con obbligo di firma. Di queste solo 9 sono accusate di associazione a delinquere. Sono duecentocinquanta i militari, tra carabinieri e finanzieri impegnati dalle prime luce dell'alba nell'esecuzione misure cautelari nelle province di Milano, Varese, Monza e Brianza, Pavia, Novara, Alessandria, Torino e Asti.