Milano

Spaccio e consumo di droga nelle scuole milanesi: ogni anno segnalati 400 studenti

(afp)
Appello ai presidi ad affrontare l'emergenza droga. "Di fronte alle fragilità serve un lavoro collettivo"
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Sono ragazzi di famiglie "normali". Italiani nell'80 per cento dei casi, maschi in genere. Le femmine sono in aumento, ma per ora ferme al 10 per cento. Frequentano le scuole superiori, anche quelle del centro, di tutti gli indirizzi. Hanno fra i 14 e i 18 anni, non presentano particolari problemi di disagio economico o sociale, se non la loro propensione a farsi del male. Consumano diverse sostanze, soprattutto quelle considerate "leggere" e hanno comportamenti a rischio anche con l'alcol, il gioco d'azzardo, il bullismo e il cyberbullismo. Ragazzi, quindi, con dipendenze di vario tipo. E per pagarsi il vizio della droga, la vendono agli amici, a scuola, nel tempo libero. La procura per i minorenni riceve almeno 400 segnalazioni all'anno per sospetta o conclamata cessione e spaccio di stupefacenti.

L'allarme lo danno le istituzioni, chiamando a intervenire la scuola a sostegno delle famiglie, che a volte sono troppo "deboli" o distratte. Il Tribunale per i minorenni a dicembre 2018 aveva 1.732 procedimenti amministrativi a carico di ragazzi che tengono condotte "irregolari" o devianti, a partire dal consumo di stupefacenti fino alla prostituzione. E ogni anno i nuovi casi sono circa 700. I dati di questa emergenza sono emersi ieri all'Istituto Cattaneo durante un incontro rivolto ai dirigenti scolastici e promosso da Prefettura, Ufficio scolastico provinciale, Ats, Tribunale e Procura per i minorenni, oltre che dal Comune, dalla Città Metropolitana, alla presenza dei vertici delle forze dell'ordine. C'è un protocollo firmato nel giugno di un anno fa, ma resta da fare molto lavoro. I giudici per tutta la mattina hanno spiegato la situazione pericolosa che si sta creando e hanno chiesto la massima collaborazione delle scuole per "verificare la causa del disagio dei minori, capire se i genitori sono consapevoli, se danno risposte adeguate per superare le difficoltà in cui versano i figli, ovvero se sono la causa principale di queste difficoltà", ha spiegato Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i minorenni.

"Nei casi in cui interventi di sostegno non raggiungano risultati per assenza di consapevolezza dei genitori o mancanza di collaborazione - ha proseguito la presidente Gatto - ecco la necessità di segnalare la situazione alla procura minorile e quindi l'avvio di un procedimento di valutazione da parte del Tribunale con l'obiettivo di supportare i genitori nel recupero". Dal Tribunale è emerso un quadro di preoccupante "normalità" dei protagonisti. Il consumo delle sostanze stupefacenti, spiega la presidente Gatto ai presidi, "in quel momento cruciale in cui il ragazzo va alle superiori, diventa un rito di passaggio per affermarsi nel gruppo dei pari ed essere accettato. Di questo approfittano le organizzazioni criminali utilizzando il giovane che vuole la sostanza per sé e per pagarsi la dose, perché la spacci agli altri compagni. Il fenomeno si è espanso in maniera irrefrenabile e non può essere sottovalutato".

E Ciro Cascone, capo della Procura per i minorenni, aggiunge: "La cosa più difficile è fare percepire ai ragazzi che anche la cessione di uno spinello, non solo lo spaccio di grandi quantità, è grave: non capiscono che questo è un primo passo, uno stimolo all'utilizzo di droga, cosa che ormai viene vista come lecita. Non sanno che anche l'uso personale è illecito, che si può perdere la patente. Anche la campagna sulla droga light sta facendo dei danni enormi, perché fa ritenere che l'uso delle droghe leggere sia sdoganato. Questa è l'opinione comune. Per esempio, l'immagine della foglia di canapa con la scritta "io non sono una droga" crea un equivoco pericoloso" . Anche il prefetto Renato Saccone e la vicesindaca Anna Scavuzzo hanno lanciato ai presidi un appello a tenere le antenne drizzate di fronte all'emergenza droga: "Occorre prevenire problemi più grandi. Meglio fare una segnalazione in più che una in meno. L'attenzione alle fragilità dei ragazzi si può fare solo con un lavoro di rete".