Milano

"Offende i down, la loro sindrome non è una malattia": bufera a Milano sulla pubblicità dell'istituto Besta

Il centro neurologico utilizza nella campagna per il 5x1000 la foto di una bimba con trisomia 21, la sindrome di Down, e la scritta "Per curare il suo cervello ci serve il tuo aiuto". Rivolta delle associazioni, la direzione rimuove i cartelloni
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Un cartellone pubblicitario, comparso nelle strade di Milano tra martedì e mercoledì. Che voleva essere, nelle intenzioni dell'Istituto Carlo Besta, un modo per incentivare le donazioni del 5x1000 finalizzate alla ricerca. Ma che si è rivelato un boomerang, con le associazioni che rappresentano le famiglie e i disabili pronti a rivolgeresi a un giudice per chiedere che le immagini fossero rimosse: il manifesto  ritrae un puzzle da completare, con il volto di una bimba con trisomia 21, la sindrome di Down. A corredo dell'immagine, la scritta "Per curare il suo cervello ci serve il tuo aiuto". "Foto e messaggio offensivi", attaccano le associazioni.

Succede a Milano, dove la pubblicità del neurologico Carlo Besta finalizzata alla raccolta di fondi per sostenere la ricerca ha scatenato un vero putiferio. La protesta coinvolge tutte le sigle che rappresentano i pazienti portatori di disabilità e le loro famiglie: Aipd, CoorDown, Coordinamento Down Lombardia e Ledha. Tutte unite perché "si tratta di una campagna dal contenuto offensivo e ingannevole, che rimanda il messaggio di una "malattia curabile" e dunque la falsa convinzione che ci siano strade scientifiche percorribili per ridurre il danno cognitivo, che tipicamente accompagna la persona con sindrome di Down. E' noto invece che la sindrome di Down, trisomia 21, non è una malattia, ma una anomalia cromosomica", scrivono le associazioni in un comunicato congiunto. Che, per questo, "denunciano la natura lesiva del messaggio diffuso, che attenta alla dignità della persona, spazzando con indifferenza i passi compiuti negli ultimi 40 anni per favorire la piena integrazione della persona con disabilità intellettiva. È motivo di ulteriore indignazione il fatto che ad affermare la possibilità di cura sia la Fondazione di un istituto di fama nazionale che raccoglie decine di ricercatori e che fa della ricerca scientifica la sua missione".

Il Besta è infatti una delle realtà più importanti a livello nazionale per quanto riguarda la cura delle patologie neurologiche: di qui, lo sconcerto suscitato dalla pubblicità. E la decisione repentina dei vertici dell'ospedale milanese, guidato dal leghista Andrea Gambini, di rimuovere la pubblicità: "Ho notato che le sensibilità delle persone e delle associazioni sono diverse da quelle che avevamo pensato - spiega Gambini in un video pubblicato sul sito della Fondazione Besta - Io sono padre di un bambino con la sindrome di Williams: non era mio intento offendere nessuno, e ritengo che ognuno di noi può portare avanti e sostenere la ricerca nel migliore dei modi. Per questo ho ritenuto di togliere la campagna che a tanti non va bene: ne uscirà un'altra senza riferimenti a malattie o fotografie". Una marcia indietro velocissima, insomma. "Un aiuto per sostenere la ricerca lo chiedo comunque a tutti - conclude Gambini - Spero che venga apprezzato quello che abbiamo fatto".