Milano

Razzismo, urlano 'negro di m.' a un 13enne durante partita di basket a Milano: "Clima di intolleranza"

La denuncia della mamma del ragazzo: "Insulti arrivati dai genitori della squadra avversaria". Il ragazzo adottato in Etiopia a sei mesi: "Mai avuto problemi finora, adesso sono preoccupata"
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Un torneo di basket tra ragazzi della scuola media a Milano, un sabato pomeriggio di sport e di divertimento, come è ovvio che sia per ragazzi di quell'età. Ma dagli spalti, dove ci sono i genitori che fanno il tifo per i giocatori in campo, partono gli insulti. "Negro di m.", è quello che G., 13enne milanese - "italiano", come ricorda sua madre - adottato in Etiopia quando aveva sei mesi, si sente gridare. Ed è l'unico ragazzino di colore, della squadra in vantaggio e che poi vincerà il torneo, quindi non ha dubbi che quella frase, ripetuta diverse volte, sia rivolta a lui. Continua a giocare, ritira il premio e fa la foto con tutta la squadra, ma quando torna a casa racconta tutto a sua madre Rita. Che, per la prima volta, decide di denunciare con un post su Facebook in cui chiama in causa la società della squadra avversaria, "ringraziando" quei genitori per gli insulti a suo figlio. E poi, spiegando: "C'è un nuovo clima di intolleranza che mi preoccupa, e non era mai accaduto".

Rita Aicardi racconta: "Abbiamo adottato mio figlio in Etiopia quando aveva sei mesi, dal nido fino alla seconda media che frequenta adesso non ha mai avuto problemi legati al colore della sua pelle e, anzi, è il primo a scherzarci su, in famiglia e con i suoi compagni. fa sport, frequenta gli scout, è italiano a tutti gli effetti. Quest'anno, però, per la prima volta è capitato che mi riferisse di frasi offensive durante le partite. Fino a ieri, quando è tornato a casa e mi ha detto: Sai mamma, mentre stavamo vincendo dagli spalti mi hanno detto 'negro di m.'. Al momento ho cercato di smorzare, gli ho chiesto se fosse sicuro, mi ha detto che anche i suoi compagni avevano sentito quelle frasi". G. gioca nella squadra di basket dello Schuster under 13: la signora Aicardi ha telefonato subito all'allenatore, che ha confermato che subito, a fine partita, il ragazzino aveva raccontato anche a lui di quelle frasi. "Così ho deciso di denunciare quello che è accaduto - racconta - perché magari mio figlio già oggi ha dimenticato tutto, ma il razzismo va combattuto, non si può far finta di niente. Il basket finora è sempre stato un ambiente con un tifo sano, sportivo, e se ci sono genitori che invece passano agli insulti razzisti fanno male ai loro figli, non solo al mio".

Rita Aicardi ha scritto anche alla società della squadra avversaria, la Tigers basket Milano: "Non ho nulla contro la società ovviamente, ma volevo che sapessero: il presidente si è scusato a nome della società e mi ha detto che avrebbe cercato di capire chi ha gridato quelle frasi". Una spia, quello che è accaduto in campo, di un clima "che è cambiato, e politici come Salvini, che parlano di 'figli confezionati che arrivano dall'Africa' non possono tirarsi fuori. Lo invito, il ministro: venga a casa mia a parlare con mio figlio, a dirgli che è un 'figlio confezionato' e a dirci: cosa dobbiamo fare adesso?".


La società Ads Tigers basket Milano ha scritto un post su Facebook per dire che "condanna e si dissocia completamente ed in maniera netta dall'accaduto. Da sempre lottiamo contro ogni episodio di discriminazione di ogni forma e tipo e continueremo a farlo fino a quando episodi come questo non esisteranno più. Oltre che insegnare le fondamenta del basket, l'essere squadra e il rispetto per gli altri sono alla base della nostra attività giornaliera e di questo ne saremo sempre fieri. Faremo in modo di avere più chiarezza sull'accaduto".