Sarà stato il contesto – un convegno sulla libertà di espressione nei luoghi di lavoro, a sostegno dei 5 operai Fca di Pomigliano d'Arco licenziati dall'azienda dopo aver inscenato la morte di Sergio Marchionne – o la bandiera con l'effige di Che Guevara e la scritta "Hasta la victoria siempre" che sventolava dal palco, fatto sta che, ieri sera, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris sembrava più rivoluzionario che mai. Nel cortile del Maschio Angioino, nel corso dell'evento "Libertà di espressione nei luoghi di lavoro", organizzato proprio per esprimere solidarietà a Mimmo Mignano e agli altri 4 operai Fca di Pomigliano licenziati dopo aver esposto un fantoccio con le fattezze di Marchionne impiccato, il primo cittadino partenopeo ha colto l'occasione per indirizzare una veemente critica al governo Lega-5 Stelle, e in particolar modo al Ministro del Lavoro e vicepremier Luigi Di Maio.
"A Napoli buttiamo il sangue ogni giorno"
Ricordando il suo passato da magistrato, de Magistris si è dapprima lanciato in un'appassionata difesa dei cinque operai licenziati, citando la Costituzione, che non avrebbero violato, esercitando semplicemente il diritto alla satira. È a margine del suo breve intervento, però, che il sindaco di Napoli si scalda: de Magistris si rivolge a Luigi Di Maio e alle sue esternazioni secondo le quali, dopo l'approvazione della nota di aggiornamento al Def, in Italia è stata abolita la povertà. Urlando dal palco, in napoletano, il sindaco- che pure aveva promesso il reddito minimo in campagna elettorale – tuona, rivolgendosi al Ministro: "Venisse a Napoli a dire che ha sconfitto la povertà. Qui buttiamo il sangue ogni giorno". Ed è vero: a Napoli si butta il sangue, che per chi non è nato all'ombra del Vesuvio vuol dire che si soffre, si fa fatica ad andare avanti. La disoccupazione, la microcriminalità, le stese di camorra, i servizi e le infrastrutture carenti o inesistenti, sono un dato di fatto incontrovertibile. Dati di fatto che il sindaco ricorda sempre nei suoi panegirici pubblici ma che spesso, concretamente, sembra dimenticare.