Napoli, denuncia di essere stato abusato da un prete: “Mi taglio le vene in piazza San Pietro”
Da otto anni si batte affinché la sua denuncia venga presa in carico non dalla magistratura (il reato è prescritto), ma dalla Chiesa. Arturo Borrelli – che ha scelto di mostrare il suo volto e di presentarsi con il suo vero nome dopo che per anni ha usato uno pseudonimo – sostiene di essere stato abusato da un prete della Diocesi napoletana nel 1989, quando aveva solo 13 anni. Il caso era stato già ampiamente trattato in precedenza da Fanpage.it: il prete accusato di pedofilia, don Silverio Mura, ex parroco di Ponticelli, è stato trasferito in una parrocchia del Nord Italia dove ha continuato a esercitare le sue funzioni, anche a contatto con altri bambini, sotto falso nome.
L'ultima eclatante protesta
Qualche mese fa Arturo aveva intrapreso uno sciopero della fame, che era terminato quando dal Vaticano era arrivata una telefonata in cui gli si annunciava che il suo caso sarebbe stato esaminato. Già nel 2016 era stata avviata una prima indagine interna alla Curia, chiusa però per insufficienza di prove nonostante un video molto eloquente nel quale don Mura non negava gli abusi. Poi il caso era stato riaperto dal Vaticano. Arturo Borrelli è però stanco di continuare ad aspettare invano che la sua denuncia venga presa in considerazione, con conseguenti provvedimenti: per questo stamattina, nel corso di un sit-in organizzato nei pressi del Duomo di Napoli, ha minacciato: "Non sono pazzo e non voglio provocare ulteriore dolore alla mia famiglia ma, pur di ottenere giustizia, sono pronto a tagliarmi le vene in Piazza San Pietro perché i bambini non vanno toccati da nessuno e tanto meno dai preti". Borrelli, che proprio oggi ha deciso di uscire allo scoperto, mostrando il volto, ha proseguito: "Non mi arrenderò fino a che Papa Francesco non manderà via il cardinale Crescenzio Sepe perché non ha dato seguito alle mie denunce presentate dal 2010 al 2014, mi ha fatto perdere il lavoro e ha tentato di insabbiare la vicenda". A maggio, l'arcivescovo di Napoli aveva scritto una lettera sulla vicenda, rispondendo ad alcuni genitori che gli esprimevano preoccupazione per il trasferimento di don Mura: Sepe aveva parlato in quella circostanza di "accanimento mediatico".