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News sull'omicidio di Rozzano

Omicidio Rozzano: tra “faccia da killer” e la passione per i baby boss di camorra

Dai profili social dei due giovani che si sono costituiti per l’omicidio dell’uomo ucciso nell’hinterland di Milano, emerge una fascinazione nei confronti dei personaggi della camorra napoletana: foto delle Vele di Scampia e di pistole, tatuaggi su tutto il corpo come i baby boss della paranza dei bambini di Napoli, le scritte sul collo e anche un segno distintivo che compare sulla mano di diversi di loro.
A cura di Nico Falco
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Il Vesuvio che si vede in lontananza, le Vele di Scampia in primo piano. È la prima immagine che compare sul profilo social di A. M., il ragazzo di 27 anni che si è consegnato ai carabinieri di Rozzano per l'omicidio dell'uomo ucciso ieri sera nel Milanese. Sarebbe stato quello che guidava lo scooter. Si è costituito con lui E. S., 35 anni, volto noto per le forze dell'ordine locali e più volte invischiato in giri di spaccio: sarebbe quello che materialmente ha premuto il grilletto per uccidere la vittima. Il motivo, che emerge dalle voci del quartiere ma non ancora confermate, sarebbe la vendetta per un abuso su una bambina. I due, che sono andati dai carabinieri con l'avvocato poco dopo le 13.30 di oggi, 26 febbraio, non risultano legati alla malavita organizzata locale, né tantomeno risulta che ci siano collegamenti con quella napoletana. Ma lo scenario che emerge dai social mostra una fascinazione per niente celata nei confronti delle bande armate che terrorizzano Napoli.

Si comincia da M., e le vele di Scampia nella sua immagine di copertina. Gli elementi pubblici sono pochi, ma ritornano le braccia coperte da tatuaggi, l'enorme croce sul petto. “Che faccia da killer”, gli scrivono sotto la foto del profilo. Ancora più “misterioso” S., pochissime foto pubbliche e tutte “innocenti”, molte coi bambini. Ma, scorrendo nel passato, qualcosa esce fuori: uno scatto in Ferrari, un altro stravaccato sulla poltrona di un locale, bicchiere in mano e cestello di champagne davanti.

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Nei profili degli “amici”, invece, il fascino per la camorra napoletana è evidente, è uno schiaffo in pieno viso. Per niente nascosto, anzi, ostentato. Sulla bacheca di un ragazzo imparentato con S., che è con lui in alcune fotografie, c'è video su Emanuele Sibillo, il capo della “paranza dei bambini”, ucciso nel 2015. Poi tra i contatti compare un ragazzo che, a vederlo, ricorda i capi dei “barbudos”: tatuaggi enormi e ovunque, la scritta “famiglia” sotto il collo, subito più in basso la sagoma di un kalashnikov. Tutti o quasi con origini napoletane, ma residenti nel Milanese. E, alcuni di loro, resi simili dallo stesso look, hanno anche un tatuaggio identico: una faccia e la stessa scritta in inglese.

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Giornalista professionista dal 2011, redattore di cronaca nera per Fanpage.it dal 2019. Precedentemente ho lavorato per i quotidiani Cronache di Napoli, Corriere del Mezzogiorno e Il Mattino.
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