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Patto di camorra per uccidere il rivale: 5 arresti, c’è anche il superboss Ciccio Mallardo

Cinque persone sono state arrestate per l’omicidio di Aldo Autuori; coinvolti personaggi dei Pecoraro-Renna, Cesarano e Mallardo, tra cui il capoclan Ciccio ‘e Carlantonio che avrebbe fornito i sicari. L’uomo sarebbe stato ucciso, nel 2015, per i suoi tentativi di inserirsi nel settore dei trasporti, che era egemonia di un altro clan.
A cura di Nico Falco
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Il boss Francesco Mallardo
Il boss Francesco Mallardo

Aldo Autuori fu ucciso perché voleva scalzare i camorristi che avevano messo le mani sul settore dei trasporti e a ucciderlo fu un gruppo di fuoco messo a disposizione dal clan Mallardo come scambio di favore per i Cesarano e i Pecoraro-Renna. È il quadro ricostruito dalla Procura Distrettuale Antimafia, che ha portato all'emissione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Salerno ed eseguita oggi, 27 aprile, dai carabinieri della Compagnia di Battipaglia nei confronti di 5 persone, tra mandanti e tramiti tra i gruppi malavitosi coinvolti. E che svela un particolare importante: i clan Mallardo, Cesarano e Pecoraro-Renna si scambiavano favori, erano legati da una sorta di mutuo soccorso per accrescere il proprio potere camorristico nei territori di influenza. L'omicidio risale alla sera del 25 agosto 2015, la vittima fu trucidata dai sicari a Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno. Dietro quella morte, secondo i magistrati della Dda di Salerno, c'è il business dei trasporti, tra estorsioni e gestione della logistica. Aldo Autori era stato da poco scarcerato e stava cercando di reinserirsi nell'affare, dove nel frattempo il clan Pecoraro – Renna aveva raggiunto posizioni di predominio. Così, continua la ricostruzione, era stata decretata la sua morte. Francesco Mogavero e Enrico Bisogni, 40 e 51 anni, che al tempo erano ai vertici di quel clan, attivo nella Piana del Sele, per chiedere supporto in quell'omicidio si erano rivolti a Luigi Di Martino, detto "‘o Profeta", 58 anni, elemento di primo piano del clan Cesarano di Castellammare di Stabia. Di Martino aveva fatto da intermediario col clan Mallardo, per chiedere una batteria di fuoco da inviare ad uccidere Autuori. Della "cortesia" si era interessato direttamente Francesco Mallardo, 68 anni, all'anagrafe di camorra noto anche come Ciccio ‘e Carlantonio, capo indiscusso del clan e ai vertici anche della Alleanza di Secondigliano, che all'epoca era sottoposto al regime di libertà vigilata a Sulmona.

Tramite tra Ciccio Mallardo e Luigi Di Martino era stato Stefano Cecere, 47 anni, quinto destinatario delle misure eseguite oggi e unico tra i cinque ancora libero prima dell'ordinanza. Incaricati di quella missione di morte furono Antonio Tesone, detto "uomo della masseria", e Gennaro Trambarulo; per questi due il gip ha rigettato la richiesta della misura cautelare, decisione contro cui la Dda ha presentato ricorso.

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