Napoli

I comitati civici dal 1948 a Renzi

Le refole

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Per non perdere il suo ruolo egemone nel Pd che ha contribuito a ridurre al lumicino, tra l’altro facendogli «tenere un piede in due staffe per inseguire i populismi», Renzi, in vista del congresso, di staffe se ne è procurate di più. Se, attraverso un segretario da lui sostenuto celatamente «per non danneggiarlo», riconquisterà un’influenza forte sul partito, vi resterà.

Se no, «andrà oltre il Pd».

Organizzando una rete di "comitati civici" diffusi sul territorio, che Scalfarotto ha denominato "Ritorno al futuro" alludendo al vecchio film fantascientifico di Zemeckis.
Si tratta di comitati analoghi a quelli fondati nel ’48 da Gedda che, spinto da Pio XII e agitando lo spettro comunista, si avvalse dell’Azione cattolica e delle gerarchie ecclesiastiche per mobilitare capillarmente parrocchie e fedeli a sostegno della Dc. La scommessa renziana, invece, salta anche la mediazione associazionistica e mobilita sindaci e altri procacciatori locali di voti.

Ammicca agli antipartito. E mira «a intercettare le piazze». Cioè cittadini di ogni opinione: delusi-pd; astenuti destrorsi del 4 marzo; renziani duri e puri; berlusconiani in squagliamento e (spera) i manifestanti di Torino.

Il suo candidato, se vincerà, ne dovrà naturalmente subire il forte condizionamento. E così, di fatto, egli si riapproprierà del partito e la farà pagare amaramente agli antichi seguaci (Gentiloni e Del Rio) che con disprezzo accusa di pugnalarlo alle spalle «dopo aver avuto tutto grazie al nostro coraggio» e a quei pd alla Bersani che, «pur di riprendersi la ditta, han fatto la guerra al Matteo sbagliato» (intervista al Foglio del 21 scorso). Se non gli riuscirà questa operazione – facilitata, volente o nolente, da Martina che, tentennando tentennando, si è infine candidato come «garante dell’unità» ma è accusato di «gattopardagine» – e verrà eletto il "nemico" Zingaretti, Renzi abbandonerà il relitto del vascello che ha portato a sfracellarsi, quando ne era il nocchiero, sugli scogli del "sì e no" e delle elezioni del 4 marzo e, utilizzando i comitati civici, proverà a creare un movimento alla Macron, più a destra del Pd.

Con l’obbiettivo di giungere a una percentuale non elevata ma significativa di consensi che gli consenta poi di fare – da solo o alleandosi con un ancora più ridimensionato e sfinito Pd – il Ghino di Tacco alla Craxi nel caso auspicato di una crisi del governo gialloverde seguita da elezioni. Gli sarà possibile?

Chissà. Ma, se pure lo fosse, sarebbe bene ricordare che Gedda, dopo aver procurato alla Dc il trionfo del 25 aprile, cercò di utilizzare i comitati per imbastire, nel ’52, con i neofascisti del Msi, la famigerata ’"operazione Sturzo" stoppata solo da un cattolico che aveva il senso dello Stato come De Gasperi. E che nel ’74 sempre i comitati si impegnarono a fondo nel referendum per l’abrogazione del divorzio che si concluse con un’altra clamorosa loro disfatta. Per fortuna dell’Italia, non sempre le ciambelle riescono col buco.



Luigi Labruna è professore emerito di diritto romano della Federico II