Napoli

La sfida dei clan e le promesse non mantenute

Il commento

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La camorra se ne infischia delle parole roboanti, declamazioni magari accompagnate da un selfie o da un hashtag. La criminalità organizzata è terribilmente concreta: vede i fatti e fiuta l’aria. Ed ecco due nuovi gesti di aperta sfida al vivere civile. Distanti qualche chilometro l’uno dall’altro ma assolutamente vicini nell’arroganza e nel significato delinquenziale. Nel cuore di Napoli, ai Tribunali, a pochi passi dalla visitatissima cappella Sansevero, un boato scuote l’alba e diffonde la paura. È un ordigno criminale, accompagnato da una serie di spari.

Il destinatario è un clan conosciuto come la “paranza dei bambini” o quel che ne resta dopo l’uccisione del giovane boss e gli arresti che lo hanno decimato. Cosche rivali affermano così il predominio sul territorio. Ventotto chilometri più in là, qualche ora prima, con inaudita sfacciataggine camorristica, va in scena un attacco ai pentiti (proprio dopo un importante blitz). Si alzano alti i fuochi dell’Immacolata e c’è chi applaude davanti al manichino che brucia e al messaggio che accompagna il rogo: “Così devono morire i pentiti”. Assente, di fatto, nell’agenda del governo la lotta ai clan, la criminalità coglie l’attimo e cerca di riconquistare spazi e di seminare nuovamente la politica del terrore. Gli interventi del Viminale, sinora, restano soltanto parole, selfie e hashtag. Cioè nulla.