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La stampa del libero insulto

Lo scrittore: non bisogna essere indifferenti a razzismo, ignoranza e nei confronti di chi fomenta odio

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Mi chiedo fin dove possa spingersi quella meravigliosa e sacra norma che è la libertà di stampa di fronte al misero gossip travestito da giornalismo, alla calunnia gratuita, all’offesa, alla volgarità, al cosiddetto " stupro della notizia" pur di acchiappare lettori. Mi riferisco all’ultimo esecrabile titolo di Libero, che noi scherzosamente non facciamo rientrare nella categoria dei giornali ogniqualvolta ci troviamo costretti a commentare un’altra delle sue memorabili perle.

È un giornale, invece e purtroppo, nel senso che si trova in edicola, le sue prime pagine sono sui media, lo leggi on line, insomma, ogni giorno sono diffuse, fra cartaceo e digitale, circa ottantamila copie di questa bruttura. Ed è uno dei tre quotidiani che negli ultimi anni ha ricevuto più contributi statali! Ciò vuol dire che siamo anche noi a pagare affinché Libero continui a propagandare ogni giorno le sue idee razziste, omofobe, conservatrici ( un eufemismo), gli insulti e le becere parole contro il diverso, contro ogni forma diversa di razza e religione. Tutto il contrario di ciò che mira a preservare la nostra Costituzione, che garantisce a tutti i cittadini pari dignità sociale, tutti sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È meglio ribadirlo di questi tempi. Garantiamo anche la libertà di espressione, grazie all’articolo 21, affinché non vi siano altre dittature e tutti possano sempre esternare apertamente il proprio pensiero. Ma che pensiero è quello di Libero? Si può ancora parlare di libera espressione? In settimana ha addirittura messo a confronto il calo del Pil con l’aumento dei gay, un connubio non solo assurdo, ma che non ha neanche una seppur minima perversa logica. Mi sembrano parole sparate a casaccio, alla viva il parroco. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.

Cioè, praticamente, secondo i nostri cari amici di Libero ci sarebbe una correlazione tra la crisi economica e l’aumento degli omosessuali, almeno nel senso che sono due spade di Damocle con le quali ci troviamo, ahinoi, a dover convivere. L’orientamento sessuale può diventare quindi un fattore negativo al pari di una catastrofe economica, della mancanza di lavoro, della scarsa produttività del nostro Paese.

Non sono nuovi a queste provocazioni e so che parlandone faccio il loro gioco, eppure a un certo punto bisogna reagire. Ammetto che la situazione sia controversa: cosa possiamo noi di fronte a tale mancanza di buon senso, di deontologia, di misura e dignità? Come contrastare questo becero populismo? E anche il becero populismo, non ha diritto a esistere? Loro avranno pure diritto di esistere, io ho il diritto di scrivere che mi vergogno che esistano. Per quel che mi riguarda, non ce la faccio più a leggere simili porcherie, non ce la faccio a restare inerme. Non ci troviamo di fronte a un semplice quotidiano di destra che fa il suo dovere, ma a una congrega di persone che crede di poter dire tutto e si sente in diritto di poter esternare qualunque rozza idea gli passi per la testa, di potere offendere tutti e calpestare tutti. E cito solo alcuni degli ultimi titoli: " Bastardi islamici", successivo alla strage di Parigi, oppure: " Dopo la miseria portano le malattie". Ancora: " Comandano i terroni".

Passando dalla politica alla goliardia: " Più patate, meno mimose". Forse non dovrei parlarne, forse l’indifferenza resta l’arma migliore, ingoiare la rabbia e riderci su. Il fatto è che una barzelletta alla terza volta che l’ascolti non ti fa più divertire. Con Libero è così, mi sono stufato di ascoltare sempre le stesse storielle, perciò se insisti, a un certo punto ti mando a quel paese. Cosa che dovremmo fare tutti. Se proseguiamo a contrapporre l’indifferenza al razzismo e all’ignoranza, un’alzata di spalle nei confronti di chi fomenta l’odio con azioni mirate, ci ritroveremo sempre più dentro la melma.

Libero è libero di fare i suoi titoli, io sono libero di incazzarmi.