Napoli

"Vecchi e nuovi razzismi"

Refole

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Il 5 settembre e il 15 novembre del 1938- XVI furono i giorni in cui la vergogna delle leggi razziali antiebraiche colpì con ferocia il mondo scolastico e accademico. In quei giorni vennero emanati " per la necessità e urgenza di dettare disposizioni per la difesa della razza nella scuola italiana" due decreti, noti con il nome di Bottai, ministro dell'Educazione nazionale " animato da una pervicacia persecutoria maggiore di quella del duce".

Convertiti in leggi senza discussioni né modifiche da Camera e Senato ( succede!), quei decreti colpirono " come fulmini" il mondo ebraico provocando " sgomento misto a incredulità" in molti suoi componenti, che si sentivano protetti dall'essere pienamente integrati e dal nutrire un manifesto senso di appartenenza al Paese e, in alcuni casi, al fascismo. Al loro sconcerto e dolore corrisposero - fatte le debite eccezioni - silenzio e acquiescenza di vari ambienti universitari e, purtroppo, anche consenso attivo e zelo nell'attuare le disposizioni razziste di molti.

I decreti stabilivano, tra l'altro, che "le persone di razza ebraica" non potessero insegnare nelle scuole, dalle elementari alle università, né diventare liberi docenti o appartenere ad accademie e società scientifiche. Che nelle scuole non potessero esser iscritti alunni ebrei né adottati libri di autori ebrei. Molti nostri concittadini, insomma, a causa della loro " razza", vennero giuridicamente marchiati come capite minuti ed espulsi dalle scuole e dalle università o impediti di entrarvi.

Di molti di questi perseguitati, oggi, non esistono più tracce. Per loro furono vietati anche necrologi e commemorazioni. Alcuni espatriarono, qualcuno si suicidò, molti furono in seguito rastrellati e avviati ai campi di sterminio. Il loro numero complessivo (specie degli studenti) è ignoto. I docenti universitari rimossi dovettero essere oltre 500, dei quali almeno 99 cattedratici ( circa il 14 per cento del totale).
Degli espulsi dall'università di Napoli ( città in cui gli ebrei censiti nel 1938 furono 714) conosciamo i nomi ( e poco più) dei docenti Carlo Calef, Raffaele Campos, Tullio Maestro, Armando Foà e dei tecnici Elena Board, Isabella Coifman e Rosa Sielberg. I cattedratici, dei quali per ovvi motivi se ne sa un po' di più, furono Anna Foà, Ugo Forti, Alessandro Graziani, Ezio Levi d'Ancona, Donato Ottolenghi.

Ricordarli, cercare di dare un nome e un volto ai tanti nostri concittadini ormai sconosciuti, tentare di ricostruire i destini dolorosi degli altri è un dovere. Assolverlo può aiutare a far conoscere soprattutto ai giovani vergogne e orrori che non debbono essere dimenticati. E, forse, può anche contribuire a erigere un argine, di nuovo necessario, a ogni tipo di razzismo. Contrastando rovinose iniziative oggi dirette ( per dirla con i Lincei) " a recuperare nazionalismi ormai superati e a costruire status giuridici speciali a difesa di un'italianità che, contro ogni buon senso, si ritiene minacciata dal rapporto con soggetti portatori di valori e culture diverse".

* Luigi Labruna è professore emerito di diritto romano della Federico II. Ha pubblicato tra l'altro: "La legalità smarrita" (2015), "Giuristi, storici e altri profili" (2017).
È uscito da poco: "Crinali. Istituzioni, politica, giustizia"