Napoli

Rione Sanità, baby gang aggredisce un immigrato con lo spray urticante: "È razzismo"

 "Mi hanno colpito perché ho la pelle nera"

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Aggredito perché nero. Insultato, strattonato e immobilizzato con lo spray al peperoncino solo per il folle divertimento di un gruppo di giovanissimi. Accade al Rione Sanità ed è la storia di una aggressione razzista ai danni di Jacob, cittadino africano, avvenuta lunedì sera. Un raid che si conclude con una notte passata in ospedale, lividi al ginocchio, un braccio gonfio e dolorante e una ferita alla testa riportata con la caduta avvenuta in seguito all'aggressione.

Sono le otto di sera e Jacob sta tornando a casa dal lavoro. Collabora in una struttura sanitaria, dà una mano e quando occorre, nel tempo libero accompagna i disabili in auto. È appena sceso dalla metro e si avvia a casa. Abita da 2 anni nella Sanità, assieme alla sua compagna italiana. Pochi minuti e si accorge di essere osservato. Riconosce quei giovani che da giorni lo insultano. Poco più che ragazzini, li ha sempre visti nel quartiere. Ma da qualche settimana qualcosa è cambiato. Nei giorni scorsi ha chiamato la polizia municipale, ha allertato le forze dell'ordine perché sentiva crescere la minaccia contro di sé.

In pochi attimi la banda gli è vicina. Insulti a sfondo razzista, qualche spintone, comincia il suo incubo. Jacob non è un ragazzino, è un uomo. Eppure due di loro lo strattonano con forza, altri due si fanno avanti e spruzzano negli occhi lo spray al peperoncino. Jacob si paralizza. Non vede più nulla. Cade a terra. Sente solo quei ragazzi che continuano a insultarlo e ridere. Non riesce a muoversi. Lo lasciano a terra. "Non mi era mai successa una cosa simile - racconta, frastornato dopo la notte trascorsa in ospedale, al Cto - mai avrei pensato che potesse accadere. Da giorni mi infastidivano, insultandomi. Lo hanno fatto a me perché ho la pelle nera. Non avrebbero mai fatto ad un italiano quello che hanno fatto a me".

Jacob resta a terra per circa un'ora, raccontano gli amici. "Ha chiamato l'ambulanza ma non è arrivata - spiegano - poi ha chiamato la polizia. Alla fine è arrivato il direttore del centro sanitario per cui lavora che, con la sua macchina, lo ha portato al Cto". I medici dell'ospedale lo trattengono per tutta la notte per accertamenti. Alle 23 di lunedì continuano ad arrivare gli amici al pronto soccorso, sconvolti. "Un raid assurdo - spiega Pierre Preira, portavoce della comunità senegalese - da giorni quel gruppo di giovani lo minacciava, lo provocava e noi gli avevamo consigliato di denunciare. Insulti che si sono trasformati in gesti violenti".

Jacob ha raccontato ai suoi amici che quei giovani lo avevano insultato per strada fino a domenica sera. Poi sono passati all'azione. "Il suo morale è a terra - racconta Pierre - è preoccupato perché gli dispiace che dei ragazzi così possano anche ammazzare. Non vuole portare i suoi genitori a Napoli, anche se loro vorrebbero raggiungerlo. Non vuole farlo perché ha paura che loro, più anziani, non possano difendersi".

Jacob, appena uscito dall'ospedale, è andato a sporgere denuncia al commissariato. "Ma era molto dispiaciuto per non aver potuto accompagnare una bambina disabile che lo aspettava - conclude Preira - L'unica cosa che ci rincuora è che poteva andare anche peggio, se si accanivano. Jacob non è un giovanotto, poteva succedere anche a me. Agiscono su uno straniero perché pensano che sia debole e con la forza del gruppo sono capaci di fare molto male. Purtroppo gli episodi di razzismo aumentano anche in una città accogliente come Napoli. L'aria che tira non è positiva e ci va di mezzo chi viene da lontano e non ha colpa".