Napoli

Prodi a Napoli: "Governo Lega-M5S? Il potere è un collante forte, il governo non cadrà"

(ansa)
L'ex premier: "Hanno convenienza reciproca a demolire la struttura precedente, è meglio comandare che...". Intanto conferma che voterà alle primarie del Pd elancia l'allarme: "L'Italia rischia di rimanere nel gruppo B dell'Europa"
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"Il potere è un collante forte, non vorrei ricordare il detto siciliano per cui comandare è meglio che...". Romano Prodi non crede a crisi imminenti nella maggioranza gialloverde. L'ex premier ed ex commissario europeo è intervenuto a un convegno a Napoli sul futuro dell'Europa, "Il sabato delle Idee" di Marco Salvatore, e, intervistato dal giornalista Alessandro Barbano, ha ribadito la necessità di portare avanti l'integrazione europea. Ma ha anche affermato che "c'è una crisi di democrazia in tutto il mondo, il desiderio di autorità è diventato imperante in tutto il mondo, e in questo contesto si colloca il successo dei Cinque Stelle e della Lega. Entrambi hanno  una struttura autoritaria. Questo spiega anche la differenza di M5S dai gilet gialli: questi ultimi non hanno un principio di autorità e quindi non arrivano a incidere nel cambiamento del loro paese". 

L'alleanza di governo gialloverde è dunque destinata a durare: "C'è grande convenienza reciproca, perché pensano che demolendo tutta la struttura precedente nessuno riuscirà a ricostruirla. In più, nel rapporto tra i due soggetti, ognuno pensa che alla fine prevarrà". Sull'altro fronte è ora di pensare a una forza che "riorganizzi l'opposizione democratica". Lui per questa è anche disposto a scendere in campo andando a votare alle primarie del Pd di domenica 3 marzo: "Sono fuori dai partiti, ma ho deciso di sostenere chi potrà por mano a  questa riorganizzazione, e avrà la forza e la volontà di fare cambiamenti utili".
 

Una Europa a due velocità

L'identikit porta verso Nicola Zingaretti anche se Prodi non lo cita espressamente. Scetticismo invece per le iniziative frontiste  tipo quella di Calenda: "Dopo le europee si può lavorare su un progetto di lungo periodo, ma ora non ha senso costruire alternative che rischiano di non arrivare allo sbarramento del 4 per cento e favorire ulteriore frammentazione e sfascio". L'allarme più forte è però quello sull'Europa: "L'idea di una Europa a due o più velocità è realistica. Ma se continuiamo così, nella prima velocità l'Italia non ci va. Due anni fa avrei giurato il contrario; ora posso solo dire "speriamo"". Intanto "quello di Aquisgrana fra Germania e Francia è un mezzo accordo, ma almeno comincia a parlare di una politica industriale comune. L'Italia ne è totalmente fuori e la Spagna, pur essendo meno forte dell'Italia, ne sta prendendo il posto perché in questo momento considerata più affidabile".