Napoli

Spari a scuola: ministro Salvini, cos'altro deve accadere a Napoli?

L'editoriale: la camorra dilaga ma dal Viminale non arrivano risposte. Nemmeno i cento agenti in più promessi. E le periferie sono abbandonate

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Alcuni titoli tratti da “Repubblica” nell’ultimo anno. “I bimbi di San Giovanni guidano la marcia: ora basta sparatorie” (20 aprile 2018). “Si torna a sparare nelle strade della marcia contro i raid” (30 aprile 2018). “La denuncia del prete: disoccupati pagati per i raid armati” (1 maggio 2018). “La faida di San Giovanni, spari e terrore tra la folla” (9 settembre 2018). “Nelle mie strade piove piombo” (28 ottobre 2018). “Basta contare i morti, ora ascoltateci” (1 novembre 2018). “San Giovanni, a scuola dove spara la camorra” (15 febbraio 2019).

Dunque, tutti sapevano. Tutti erano stati avvertiti per tempo. Le istituzioni locali. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il governo. Valeria Pirone, dirigente scolastica della “Vittorino da Feltre”, istituto di frontiera nel Rione Villa, ha perso il conto degli allarmi lanciati. Da anni “Repubblica” dà voce a quanti chiedono di vivere in piena sicurezza a San Giovanni a Teduccio e negli altri quartieri della periferia. Eppure la camorra ha avuto il tempo di uccidere sotto gli occhi dei bimbi della scuola. Non c’era vigilanza davanti all’istituto, nonostante le sparatorie, i raid, le richieste di aiuto.

L’assessore Alessandra Clemente ha rivissuto il dolore che si porta dentro da quando era bambina: «Lo zainetto abbandonato davanti alla scuola mi ricorda quello di mio fratello Francesco quando fu uccisa mia madre Silvia Ruotolo». Era il 1997. Cos’è cambiato 22 anni dopo? Il tempo è scaduto, ha aggiunto: «Stiamo ancora aspettando i cento uomini promessi dal ministro Salvini».

Si sa, la lotta alla camorra non è solo questione di ordine pubblico. Ma in primo luogo va ripristinata la sicurezza in città. Cos’altro deve accadere 22 anni dopo perché Viminale e governo si scuotano?