Napoli

Napoli, Festa della Liberazione: "Diciamo no alle nuove forme di dittatura"

Il commento

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A Napoli la festa della Liberazione è un evento particolare. Perchè Napoli sente forte sulle ferite il ruolo e la responsabilità che le derivano dall’essere stata la prima città europea a liberarsi delle forze nazifasciste. E le Quattro Giornate del settembre 1943 sono il sentiero che ha tracciato la strada al Paese, indicando in anticipo la via di uscita verso la democrazia. Anche quest’anno le manifestazioni previste, quella istituzionale, il corteo dell’Anpi e quello dei migranti, danno la misura di una rievocazione che non è di maniera, ma di sostanza. Il ricordo del sacrificio e del coraggio degli italiani di allora si intreccia con la necessità di respingere qualsiasi tentativo di nuovi totalitarismi, di pulsioni dittatoriali che, seppure annacquate dai tempi liquidi dell’attualità virtuale, mantengono intatta la loro forza persuasiva. Che è più forte quanto più subdolamente si introduce in menti e cuori ormai assuefatti alla democrazia, alla pace, al benessere.

E che non si manifesta con il rumoreggiare evidente delle armi o con il tintinnare delle manette contro gli oppositori, ma con una più suadente e meno appariscente politica che bolla il diverso e l’estraneo come nemico, che inneggia alla paura e alla difesa ad oltranza, che svillaneggia i più deboli in nome di ideali egoistici.
Da queste nuove dittature il giorno della Liberazione serve a tenerci lontani.

Serve a ricordarci non che siamo in guerra contro i fascisti o i nazisti o i comunisti, ma che dobbiamo saper riconoscere chi intende imporre il proprio pensiero come l’unico, a fronteggiare la perfidia di un individualismo che si autoriproduce senza regole e confini, a respingere l’egolatria che non lascia spazio alle necessità e ai bisogni dell’altro.

Ecco perchè La Lega e Salvini sbagliano a non celebrare il 25 aprile. Non perché sia errato andare a Corleone a sostenere le forze di polizia contro la mafia.
Anzi. Anche quella è una forma di lotta per la liberazione da una dittatura, quella criminale. E ciò vale anche per la camorra a Napoli, su cui Salvini dovrebbe concentrarsi di più. Né perché ci siano alle porte nuovi regimi. Ma perché non riconoscere il 25 aprile come valore condiviso dal popolo italiano tutto, significa continuare a dividere, a lucrare su una lacerazione che non ha mai avuto seri motivi di esistere. Perché la liberazione dall’oppressione, la lotta per la libertà, la democrazia, il progresso non sono valori in appalto esclusivo della sinistra, come ha fatto comodo a tutti voler credere. Gli italiani devono poter ritrovare lo spirito di condivisione e di unità che ha fatto nascere il Paese dalle macerie della guerra.