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Europee in Veneto: Lega grande favorita, Pd e M5S inseguono

Il Carroccio veneto teme la concorrenza di Emilia e Friuli. Tra i dem, guidati da Calenda, c’è il derby Variati-Moretti. Fdi insidia gli azzurri

Filippo Tosatto
3 minuti di lettura

VENEZIA. In un clima di campagna elettorale permanente, che condiziona l’operato delle istituzioni e acuisce la lotta fratricida nelle forze politiche, il Veneto si avvia al voto europeo con prospettive per molti versi ribaltate rispetto alla tornata precedente (correva il 25 maggio 2014), caratterizzata dal boom renziano e dal crollo della Lega “diamantifera” di Bossi e Belsito.

Allora, nella circoscrizione Nord Est, la lista del Pd superò i 43 punti percentuali surclassando i 5 Stelle (19%) mentre il Carroccio precipitò al 10%, superato di tre lunghezze da Forza Italia.

Uno scenario diverso

Ben diverso lo scenario attuale dove i sondaggi accreditano un’impetuosa avanzata ai leghisti, con i dem in crisi di consensi, il M5S indebolito dall’esercizio di Governo, i berlusconiani disorientati e divisi. Ma il lustro alle spalle ha modificato anche la mappa politica regionale: l’Emilia meno rossa, il Friuli e il Trentino Alto Adige a vocazione salviniana, l’onda lunga di Luca Zaia nel Veneto autonomista; ancor più, nelle urne peserà il giudizio popolare sul ruolo dell’Unione europea: un porto sicuro di democrazia per alcuni, il simbolo della casta prepotente per altri. Ma chi scenderà in lizza?

Bizzotto, Da Re, i rumors

La Lega, si diceva, pregusta il colpo grosso, leggi sei-sette seggi sui 14 in ballo. Alle spalle di Matteo Salvini, capolista in ogni angolo d’Italia, i veneti favoriti nella corsa a Strasburgo sembrano l’uscente vicentina Mara Bizzotto ( «Saremo il primo partito e faremo la rivoluzione in Europa», proclama) e il segretario del partito Gianantonio Da Re; il veterano di Vittorio Veneto, tuttavia, è entrato in rotta di collisione con il gruppo dei consiglieri regionali (depennati in blocco dalla lista) e la circostanza potrebbe nuocergli sul territorio.

Discrete le chance di partenza per Paola Ghidoni di Padova, Rosanna Conte di Caorle, Paolo Borchia (il veronese a capo di Lega nel Mondo) e Ilenia Rento presidente dell’Ater a Belluno, costretti però a fronteggiare il “fuoco amico” di emiliani, friulani e trentini che hanno via via incrementato la dote elettorale e le ambizioni di successo.



Tre ex ministri in lizza

Profilo istituzionale per il partito democratico, che in prima linea schiera il romano Carlo Calenda (ministro dello Sviluppo economico di Renzi e Gentiloni) leader del movimento “Siamo Europei”, seguito dagli emiliani Elisabetta Gualmini (la vicepresidente della Regione) e Paolo De Castro, già titolare dell’Agricoltura con D’Alema e Prodi, che dopo aver escluso un terzo mandato europeo, ha optato per la ricandidatura.

L’idea è di rivolgersi al popolo delle partite Iva e delle imprese privilegiando competenza e pragmatismo. Al quarto posto c’è Achille Variati, per un decennio sindaco di Vicenza, spalleggiato da Nicola Zingaretti nella presentazione della sua campagna, a Padova: una presenza, quella del segretario nazionale, che non ha certo riempito di gioia Alessandra Moretti, diretta rivale del veterano in un derby tutto berico.

Completano il drappello due trevigiani: l’ex senatrice Laura Puppato paladina ecologista e Antonio Silvio Calò, il docente in prima linea nell’accoglienza ai migranti, certo gradito a Cecile Kyenge, a capo del dicastero dell’Integrazione ai tempi del premier Letta e sua volta in lizza il 26 maggio .

«Lotta all'austerity»

A guidare la carica dei 5 Stelle sarà una giornalista coraggiosa, Sabrina Pignedoli di Reggio Emilia: le inchieste sull’infiltrazione della ’ndrangheta nel tessuto economico settentrionale le hanno valso minacce di morte e un’esistenza sotto scorta; la base grillina, attraverso le primarie on line, l’ha voluta portabandiera. In campo anche Antonio “Anthony” Candiello, volto noto delle battaglie in difesa dell’ambiente a Porto Marghera, i militanti di lungo corso Simone Contro e Ulderica Mennella (lui vicentino, lei padovana) e la sorpresa Cinzia Dal Zotto: feltrina di nascita, zurighese d’azione, insegna Economia e Business all’università di Neuchâtel: la giovane età abbinata ad un curriculum di prestigio hanno calamitato il favore dei simpatizzanti.

«Finalmente con queste elezioni potremmo porre fine all’austerity e rimettere al centro l’ambiente e l’innovazione», le parole del portavoce Jacopo Berti nell’atto di depositare le candidature.

Sindaco Zoggia in lizza

In casa forzista la vigilia è stata scossa da un addio clamoroso, quello di Elisabetta Gardini: dopo vent’anni trascorsi fra Strasburgo e Bruxelles, la padovana è migrata in Fdi inveendo contro il presidente (azzurro) dell’assemblea, Antonio Tajani.

La circostanza coincide con l’intesa elettorale con Südtiroler Volkspartei, che assicura al Cavaliere-capolista una frazione percentuale in più su scala nazionale ma prevede un seggio sicuro agli altoatesini a scapito dei berlusconiani. La cordata comunque include l’imprenditrice triestina Sandra Savino e in rapida successione la rediviva Irene Pivetti. A spiccare, nella rappresentanza veneta, la senatrice padovana Roberta Toffanin, Valerio Zoggia sindaco di Jesolo, Matteo Tosetto vice a Vicenza, l’amministratore della Marca Emanuele Crosato e Anna Leso, già assessore tosiana a Verona.

Dai comunisti ai fasci

A insidiare il bacino di centrodestra concorre Fratelli d’Italia capitanata da Giorgia Meloni: il favorito sembra Sergio Berlato, vecchia volpe vicentina sostenuta dalla lobby venatoria, che se la vedrà con la Gardini (rieccola) e l’uscente trevigiano Remo Sernagiotto. Tant’è: ad inseguire la soglia “vitale” del 4% c’è anche Federico Pizzarotti con +Europa-Italia in Comune, modeste invece le chance degli altri simboli, che spaziano da La Sinistra e il Partito comunista all’ultradestra di Casapound e Forza Nuova non senza una concessione - leggi Gilet arancioni - al ribellismo sovranista che agita il continente. —


 

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