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In chiesa nozze finte con prete attore Il Patriarcato: «Una profanazione»

Diocesi furente per la messa in scena, all’Ospedaletto, di un matrimonio durante il salone “Sposarsi a Venezia...”

Roberta De Rossi
1 minuto di lettura

Il caso

Furioso. È lo spirito che trasuda dalla nota diffusa nel pomeriggio dal Patriarcato di Venezia, che parla di «profanazione» dopo aver visto le immagini del finto matrimonio con finto prete a far da cornice alla sfilata di abiti da sposa, che venerdì sera è andato in scena nella chiesa dell’Ospedaletto: l’Ire - che ne è proprietaria, all’interno del complesso di Santi Giovanni e Paolo - l’ha concessa gratuitamente agli organizzatori della 24ma edizione di “Sposarsi a Venezia...con Noi”.

Irritato sopra ogni cosa il patriarca Moraglia. «La chiesa veneziana dell'Ospedaletto - di proprietà dell'Ire - non è sconsacrata, anche se da qualche anno non vi vengono più officiate celebrazioni liturgiche», si legge in una nota, «l’inaccettabile uso deliberatamente commerciale che ne è stato fatto nelle scorse ore - con l'intervento, oltretutto, di un finto sacerdote in vesti liturgiche nell’ambito di una sfilata di abiti da sposa - non risulta "consono" perché profondamente irrispettoso e gravemente lesivo della santità del luogo, nonché oltraggioso della fede e della sensibilità religiosa dei veneziani e della città, tanto da configurare un vero e proprio caso di profanazione. La Chiesa, amareggiata, condanna quanto avvenuto nell'edificio sacro e si riserva di chiarirne le responsabilità».

Sconcertato il fotografo Wladimiro Speranzoni, che con Donatella Mola (titolare di un negozio di bomboniere) organizza quello che negli anni si è affermato come un importante appuntamento per chi si occupa dell’universo sposi a Venezia, e che oggi proseguirà con porte aperte alle coppie.

«Se si è offeso qualcuno, chiedo scusa. Si è trattato di una semplice messa in scena di un matrimonio, con modelli e un attore: una cerimonia del tutto simbolica, senza pronunciamento di alcun rito o formula religiosa», racconta Speranzoni, «un “blessing” come si organizzano in eventi di questo tipo, chiaramente inserito nel programma che abbiamo presentato alla fondazione dell’Ire che ne gestisce i beni per gli eventi e con la quale ci siamo confrontati per mesi. Se qualcuno avesse sollevato un qualsiasi dubbio, avremmo fatto altro: nessuna obiezione è mai arrivata. Sono cattolico e praticante: non mi sento autore di una profanazione, ma ci scusiamo». La chiesa è costellata di cascate di rose rosa, tovaglie e lenzuola di lino con ricami dedicati all'architettura di Venezia, fedi in ogni colore. Tra i 29 espositori: atelier, hotel, gioiellerie, parrucchieri. Soddisfatto della manifestazione - prima che scoppiasse la polemica - anche Andrea Tosato, presidente di Gioielli Nascosti, braccio operativo dell'Ire: «Abbiamo offerto questo spazio in esclusiva gratuita accollandoci anche le spese di riscaldamento». Nel corso della cena di gala,raccolta fondi a favore delle Fondazioni Città della Speranza e Lene Thun. —

Roberta De Rossi

(ha collaborato

Nadia De Lazzari)



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