Palermo

Razzismo, il capo della polizia a Palermo: "Non amplificare le aggressioni"

(palazzotto)
Gabrielli alla presentazione della borsa di studio intitolata a Manganelli: "Non siamo di fronte a fenomeni come il Ku Klux Klan"
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"Le aggressioni a sfondo razziale di questi giorni sono fatti episodici ma non devono essere sottovalutati. Come al solito tra la sottovalutazione e l'essere interpretati come fatto emergenziale ce ne corre. Anzi, a volte in queste vicende l'aspetto emulativo ha una sua incidenza particolare e credo che istituzioni e libera informazione dovrebbero dare il giusto peso: non sottovalutare e non amplificare". L'ha detto il capo della polizia Franco Gabrielli intervenendo a Palermo alla presentazione delle borse di studio alla memoria di Antonio Manganelli.

"Le aggressioni - dice - vanno stigmatizzate, vanno comprese, vanno ridotte ma non siamo in presenza di fenomeni come il Ku Klux Klan in America - ha aggiunto il capo della polizia - Cerchiamo di dare la una giusta misura perché l'emulazione può creare ulteriori problemi. Sparare al diverso, alla persona che si considera non appartenere al proprio ambito sociale, culturale ed etnico può diventare una 'moda'".

Gabrielli era a Palermo per la presentazione della prima borsa di studio intitolata alla memoria di Antonio Manganelli e promossa dall'associazione Quarto Savona 15, alla presenza di Tina Montinaro, presidente dell'associazione, vedova dell'agente Antonino Montinaro, vittima della strage di Capaci, del capo della polizia Franco Gabrielli, del procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, del questore Renato Cortese. "Abbiamo scelto questa data perché è il giorno in cui è nato mio padre Antonio - dice Giovanni Montinaro - e siamo certi che avrebbe condiviso e sostenuto questa nostra iniziativa se fosse stato vivo. Manganelli era un poliziotto come i ragazzi della Quarto Savona Quindici e come tutti quei servitori dello Stato che ogni giorno lavorano, anche a costo di grandi sacrifici, per garantire la sicurezza dei cittadini".

Per Gabrielli "Cosa nostra c'è,  continua ad operare con diverse modalità. Sono diversi i modi con i quali cerca di riaffermare la sua presenza. Il fatto che per fortuna non ci siano manifestazioni violente, come questa città ha vissuto nella prima e seconda guerra di mafia, nella stagione stragista, non significa che Cosa nostra abbia abbassato la guardia. Ha cambiato strategia come Antonio Manganelli diceva spesso e non lo ha fatto per un libero convincimento, ma perché c'è stata una risposta forte delle istituzioni e soprattutto della società civile". Il capo della polizia, però, vede un cambiamento: "Oggi Palermo è molto diversa rispetto al passato - ha aggiunto -  Del cambiamento bisogna riconoscerlo in primis ai palermitani che non possono essere additati prima come coloro i quali era tutti collusi e adesso estranei a questo processo di rinascita di questa città. In questi anni cosa nostra si sta attrezzando ha continuato a fare i propri interessi. E' un'emergenza che va oltre i territori siciliani".

Certo, poi però "ci sono decine di consigli comunali che vengono sciolti in giro per l'Italia perché collusi o con 'ndrangheta o con la mafia siciliana o con la camorra tutto questo ci dimostra che il percorso è lungo - ha proseguito - Un'eccessiva rappresentazione quasi edulcorata del passato che si limita alla sola scopertura di lapidi, come se sia ormai qualche cosa non appartiene al presente sarebbe un rischio da non correre. Noi non lo stiamo correndo l'impegno è massimo le attività investigative sono massime. E' ovvio che l'attività delle mafie ha assunto un andamento carsico ed è molto più complicato accertare e individuare le responsabilità".