Palermo

Castelvetrano, dichiarato il dissesto finanziario nel paese sciolto per mafia

Il default del comune era stato preannunciato lo scorso dicembre da un accertamento che aveva certificato un disavanzo di oltre 27 milioni di euro
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E’ stato dichiarato il dissesto finanziario dalla Commissione straordinaria che amministra il comune di Castelvetrano. L’ente è stato sciolto per mafia nel giugno 2017 e da allora si sono insediati tre commissari prefettizi. Il default del comune era stato preannunciato lo scorso dicembre da un accertamento degli uffici comunali che aveva certificato un disavanzo di oltre 27 milioni di euro che adesso dovrà essere ripianato da un organo straordinario di liquidazione, composto da tre componenti, che sarà nominato dagli uffici della Presidenza della Repubblica. In città si voterà il prossimo 28 aprile e il futuro sindaco avrà il compito di gestire il bilancio corrente ma anche di rispettare dei parametri che prevedono, tra l’altro, una compartecipazione del 36 per cento alle spese da parte dei cittadini, attraverso i tributi.
 
Il comune che ha dato i natali al boss Matteo Messina Denaro nel gennaio 2018 finì su tutti gli organi di stampa a causa del debito di 42 milioni mai riscossi, confermato dal presidente della Commissione straordinaria, Salvatore Caccamo. Il buco fiscale di 42 milioni di euro (35,5 milioni di entrate tributarie; 7,3 milioni di extra tributarie) si riferiva alle imposte comunali su rifiuti, immobili, servizio idrico e imposte pubblicitarie non versate dal 2012 al 2017, durante l'amministrazione guidata dal sindaco Felice Errante. Il dato poi venne confermato a maggio dalla Corte dei Conti che evidenziava “una costante crisi di liquidità, che nel medio e lungo periodo fa sorgere dubbi sulla sostenibilità delle spese e sulla salvaguardia degli equilibri di bilancio”.

Il dissesto è stato accertato anche da una relazione degli uffici finanziari che in una relazione hanno elencato i principali fattori che hanno determinato la crisi di liquidità. A partire da 50 decreti ingiuntivi per un valore di 5 milioni di euro, fino alla “bassa riscossione nell’ambito della gestione del servizio rifiuti e del servizio idrico integrato” ma anche la “bassa riscossione dell’Ici/Imu” e dalla “non congruità dei fondi accantonamenti”. Inoltre gli uffici hanno individuato uno “squilibrio strutturale per il 2019” a causa di mancate entrate non ripetitive per circa 2 milioni di euro e per maggiori spese strutturali del 2019 pari a oltre 1 milione e mezzo, per un totale di 3,7 milioni di euro.