Palermo

Palermo, Lorefice "stigmatizza" le minacce al cronista. Sotto accusa il prete che ha detto messa per il boss

L'intervento dell'Ordine dei giornalisti e dell'Assostampa: "Parole che lasciano sorpresi e sconcertati". Il sindaco: "Nessuno può minacciare un giornalista"

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L’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, "stigmatizza" in un comunicato "l'atteggiamento e le frasi" rivolte dal frate carmelitano Mario Frittitta al cronista di Repubblica Salvo Palazzolo. Parole pronunciate al termine della messa che giovedì ha ricordato il boss Tommaso Spadaro, il capomafia condannato per l'omicidio del maresciallo Vito Ievolella.

Palermo, folla e campane alla messa per il boss. E poi le minacce del prete al cronista: "Lei la paga"


Don Corrado, nel ribadire ancora una volta "l'inconciliabilità dell'appartenenza alle organizzazioni mafiose con l'annuncio del Vangelo", torna a fare riferimento alla Lettera 'Convertitevi!' dei vescovi di Sicilia, in occasione del venticinquesimo anniversario dell'appello di San Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento il 9 maggio del 1993, una lettera - dice Lorefice - attraverso la quale i pastori hanno voluto riaffermare con forza la distanza tra la mafia e la Chiesa; una distanza rimarcata con voce chiara anche da Papa Francesco in occasione della sua visita pastorale a Palermo lo scorso 15 settembre, memoria del martirio "in odium fidei" del Beato don Giuseppe Puglisi". Nella propria nota, Lorefice ricorda le parole di Papa Francesco: "Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perchè bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore. Convertitevi al vero Dio di Gesu' Cristo, cari fratelli e sorelle! Io dico a voi, mafiosi: se non fate questo, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte".

Sul caso è intervenuto anche il sindaco Leoluca Orlando: "Nessuno, in nessuna circostanza e da nessun pulpito può minacciare un giornalista che svolge il proprio lavoro; soprattutto se quel giornalista si sta occupando di mafia e di criminalità organizzata. Palermo e la Sicilia hanno bisogno di giornalisti che facciano domande scomode, soprattutto sulla mafia e sui suoi legami e rapporti nella società."


La solidarità al cronista

"Stia attento come parla, altrimenti lei la paga. Perché il Signore queste cose le fa pagare". "Queste parole di padre Mario Frittitta al collega cronista Salvo Palazzolo, che incalzava il frate, ci lasciano sorpresi e sconcertati", scrivono  in una nota il segretario regionale dell'Assostampa Siciliana Roberto Ginex, il presidente dell'Ordine dei giornalisti Giulio Francese e il segretario provinciale Assostampa Palermo Giuseppe Rizzuto.

“L'atteggiamento di padre Frittitta, che alle domande incalzanti del collega Palazzolo, risponde anche con un 'siete cattivi', la dice tutta sulla considerazione del lavoro di un professionista serio e scrupoloso che è chiamato per mestiere a rivolgere domande per avere risposte. Palazzolo, ancora una volta, ha fatto bene il suo lavoro nel raccontare la verità dei fatti. Non può passare sotto silenzio che venga celebrata una messa in suffragio di un boss scomunicato dalla Chiesa e condannato dallo Stato per gravi reati. “Non si può credere in Dio ed essere mafiosi, chi è mafioso non vive da cristiano” ha detto il Papa nell’ultima sua visita a Palermo nel settembre scorso. Non si può neppure attribuire a Dio il compito di far pagare al giornalista la presunta colpa di aver posto domande e fatto emergere contraddizioni. Palermo è la città di padre Pino Puglisi. Ogni ambiguità stride con l’impegno civile e cristiano di tanti sacerdoti, di tanti giornalisti e di tanti palermitani che hanno fatto della condanna alla mafia un punto d’onore della loro esistenza e professione. Ognuno nella chiesa, come nella società, ha il suo compito. Quello dei giornalisti è di essere testimoni della verità. E’ questo l’unico metro di giudizio della nostra professione. Salvo Palazzolo lo ha rispettato in pieno. Per i cristiani vale il detto evangelico di San Giovanni: “la verità vi farà liberi”. Ci auguriamo che sulla vicenda intervenga la comunità ecclesiale affinché non si facciano passi indietro nella coscienza antimafia e nella condanna dell’omertà” concludono Ginex, Francese e Rizzuto.