Palermo

Mafia, sequestro da 7 milioni a imprenditore vicino ai boss

Sotto amministrazione giudiziaria il "Bar Splendore" di Settecannoli, intestato alla moglie di Enrico Splendore, un'altra azienda, 14 conti correnti e auto. Dichiarati redditi minimi
2 minuti di lettura
Enrico Splendore ha una lunga attività imprenditoriale in città, uno dei principali punti di riferimento cittadini nel settore delle scommesse sportive. Eppure i redditi dichiarati negli ultimi anni sarebbero bastati a malapena a fare campare la sua famiglia. I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, coordinati dalla procura, hanno guardato dentro a quei conti e hanno scoperto, ad esempio, che a fronte di poco più di 28 mila euro dichiarati nel 2004, Enrico Splendore aveva investito 100mila euro. Come avrebbe fatto? "Soldi di provenienza illecita", scrive nel decreto di sequestro adesso il giudice delle misure di prevenzione Raffaele Malizia. E i pentiti in passato hanno parlato dei legami, anche di prestanome, di Splendore con i boss.

Scatta il sequestro di beni disposto dalla sezione Misure di prevenzione eseguito dalle fiamme gialle. Tra i beni sottoposti a sequestro ci sono il compendio aziendale del “Bar Splendore” di via Amedeo D'Aosta a Settecannoli, la cui gestione è attualmente di un'altra società; la ditta “Splendore Enrico”,che si occupa di procacciare affari, il 10 per cento delle quote societarie della “Di Filippo Bus s.r.l.” di via Messina Montagne, 14 conti correnti e 4 autovetture.

Le indagini delle fiamme gialle hanno consentito di ricostruire il profilo criminale di Enrico Splendore. Fin dagli anni Novanta, secondo i riscontri investigativi, ha esercitato abusivamente l’attività di raccolta di scommesse sportive, poi proseguita parallelamente a quella legale. Ha una condanna irrevocabile per esercizio di giochi d’azzardo nel 1990 e condannato, in primo e secondo grado, per associazione a delinquere per esercizio abusivo di attività di giooco o di scommessa dal gennaio 2007 al settembre 2010.

Gli accertamenti delegati dalla procura hanno evidenziato che Enrico Splendore ha allacciato relazioni con diversi soggetti ai vertici delle cosche mafiose di Brancaccio, corso dei Mille e Villabate, zone geografiche dove l’imprenditore ha concentrato i suoi interessi, anche legali.

Tra questi il Bar Splendore, florida attività commerciale nel cuore di Settecannoli, controllato dalla cosca mafiosa di Corso dei Mille. Le indagini hanno permesso di far emergere la contiguità di Splendore con esponenti di spicco del mandamento mafioso di Brancaccio, come Pietro Tagliavia. A confermarlo anche le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia come Andrea Bonaccorso e Stefano Lo Verso, che hanno descritto l’aiuto fornito all’imprenditore nell’esercizio delle sue attività. “Aveva il banco del toto nero nella zona di corso dei Mille fino a un mese fa”, ha dichiarato Andrea Bonaccorso che ha aggiunto: “E’ vicino alla famiglia di corso dei Mille”.

Gli approfondimenti svolti dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo si sono concentrati sugli interessi economici e sul patrimonio immobiliare dello Splendore, rilevando nel tempo e anche tramite altre persone rilevanti investimenti mobiliari e immobiliari. Tutto a dispetto di una capacità di reddito ritenuta non adeguata. E’, quindi, emersa una significativa sproporzione tra il loro valore e i redditi dichiarati, su cui è stata fondata la proposta di sequestro, che la procura ha avanzato alla sezione Misure di prevenzione del tribunale.