Palermo

Palermo, per i giovani la mafia è più forte dello Stato

Un'indagine del Centro studi Pio La Torre  su un campione di 2700 studenti: solo il 25 per cento crede che Cosa nostra possa essere sconfitta

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Due ragazzi su tre pensano che lo Stato non faccia abbastanza per sconfiggere le mafie e soltanto il 25 per cento crede che il fenomeno possa essere sconfitto. Sono alcuni dei risultati dell’indagine del Centro studi Pio La Torre condotta tra 2722 giovani studenti di tutta Italia.

“La corruzione della classe dirigente è una concausa della continuità dell’organizzazione mafiosa – è la riflessione di Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre - Essa è un fenomeno criminale e una cultura che viene percepita dai giovani, dal Nord al Sud, come negativa e con differenti sensibilità tra i figli di famiglie più colte o meno colte (genitori laureati o no). La mafia limita la libertà di ogni giovane, condiziona il suo futuro, ma manca, per il 40,66 per cento, il coraggio di denunciarla e contrastarla. La sua esistenza viene percepita in modo diverso, al Centro-Nord e al Sud, ma ugualmente negativa”.

Secondo il 90 per cento dei ragazzi esiste un forte rapporto tra mafia e politica. Inoltre, alla domanda su chi sia più forte tra lo Stato e la mafia, il 42,36% dice la mafia, il 24,10% ritiene siano ugualmente forti, e il 18,55% assegna il primato allo Stato, secondo lo studio presentato alla Via dei Librai di Palermo.

Per Antonio La Spina, docente di sociologia della Luiss di Roma, le percentuali così ampie di sfiducia nei confronti della politica e del successo dello Stato sulle mafie possono dipendere anche dal sopravvivere di stereotipi che, paradossalmente, il crescere dei mezzi di informazione oggi disponibili, contribuisce ad alimentare. Mentre per l’economista Salvatore Sacco “il crescente clima d’odio che si è instaurato nel Paese sembra contagiare anche i giovani facendo aumentare in loro alcune pulsioni negative quali, in particolare, l’indifferenza, la paura dell’altro e la sfiducia nello Stato”.