Palermo

Le mani dei boss sui parchi siciliani. Blitz fra Palermo, Enna e Messina, 11 arresti

I mafiosi gestivano terreni sulle Madonie e sui Nebrodi e incassavano fondi europei per la gestione di aziende agricole
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Dal cuore della Sicilia, erano riusciti a truffare centinaia di migliaia di euro di fondi europei. Boss e imprenditori agricoli insieme, in un nuovo patto del tavolino attorno ai terreni del parco delle Madonie e quello dei Nebrodi. Perché ormai la parola chiave delle mafie è una sola: “Convergenza di interessi”. In nome degli affari si chiudono gli accordi più diversi, anche stravolgendo le classiche suddivisioni di territori e competenze. E’ la mafia “liquida” che scorre nel fiume di soldi pubblici che attraversa l’Italia. I magistrati della procura di Caltanissetta, i finanzieri del Gico nisseno e i colleghi dello Scico di Roma (il Servizio centrale investigazioni sulla criminalità organizzata) hanno scoperto una maxi truffa sui fondi europei, sono 11 le misure cautelari emesse dal gip fra Enna, Messina e Palermo (6 in carcere, 5 ai domiciliari). Nella provincia del capoluogo siciliano il blitz dei nuclei di polizia economico finanziaria di Caltanissetta e Palermo ha colpito il mandamento mafioso di San Mauro Castelverde, storica roccaforte di Cosa nostra.
 
L’indagine delle Fiamme Gialle, coordinata dai sostituti procuratori di Caltanissetta Pasquale Pacifico, Nadia Caruso e dall’aggiunto Gabriele Paci, ha ricostruito flussi finanziari e investimenti. I mafiosi sono tornati alla provincia, forse ritengono ci sia una minore attenzione da parte degli inquirenti. Di sicuro, puntano ad accaparrarsi un pezzo di territorio che in Sicilia vale davvero tanto. Nell'ultima indagine, è scattato pure un maxisequestro di beni: riguarda immobili, aziende e disponibilità finanziarie per un ammontare di sette milioni di euo.

Gli interessi dei boss su quei terreni li aveva svelati già il pentito Antonino Giuffrè, uno dei fidati di Bernardo Provenzano nella Cupola di Cosa nostra. La mafia palermitana poteva contare anche su un giro di insospettabili professionisti per la gestione di operazioni immobiliari e richieste di finanziamento.

In manette sono finiti gli esponenti di una famiglia di imprenditori agricoli, adesso accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta di Antonio, Domenico e Giovanni Giacomo Di Dio; carcere anche per Giuseppe Fascetto Sivillo e per Caterina Primo. Ai domiciliari, gli esponenti della famiglia Virga di San Mauro: Rodolfo, Ettore e Domenico.