Palermo

All'Ars il ritorno di Cuffaro. Flop per il sit-in di protesta

Foto di Mike Palazzotto 
L'ex governatore rientra a Palazzo dei Normanni: "Ho pagato un conto meritato". Decine di selfie con i sostenitori. Micciché: "Questa è casa tua". Solo in venti alla manifestazione.
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Tremilaottocentottanta giorni dopo l’ultima volta, Totò Cuffaro ha varcato il portone di Palazzo dei Normanni, in una mattinata di sole e buoni sentimenti. E’ arrivato presto, cominciando di buon’ora il rituale di baci a due a due ai numerosi ospiti del convegno cui è stato invitato, assiepati in una lunga fila davanti all’ingresso. Alla fine, sul piano numerico, sono di più i partecipanti all’iniziativa organizzata dal deputato Vincenzo Figuccia che quella ventina di manifestanti di associazioni antiracket, M5S, Agende rosse, in piazza per protestare contro la rentree dell’ex governatore (che ha scontato a Rebibbia una condanna per mafia) nel palazzo simbolo della politica siciliana. Portavoce del dissenso, per i 5 Stelle,  il neodeputato  Giorgio Pasqua: “La mafia vive di simbologia. Riportare Cuffaro in questo parlamento significa trasmettere un messaggio diseducativo”.

Ma quando il capannello di manifestanti comincia a formarsi, Cuffaro è già dentro il Palazzo, omaggiato da commessi, funzionari e consumati clientes. Non mancano i selfie com amici e sostenitori. Nella sala intestata a Piersanti Mattarella c’è un pezzo di vecchia Regione: si notano, tra gli altri, gli ex direttori Saverio Ciriminna e Alfredo Liotta. Cuffaro ha il suo posto di relatore non lontano da quello di Giovanni Fiandaca, docente di diritto penale che nel 2014 fu  candidato dal Pd alle Europee e che oggi è garante dei detenuti della Regione Siciliana. Colui che è stato per anni l’uomo politico più potente dell’Isola partecipa alla manifestazione, chiamata “Universo Carceri”, solo nella qualità di “ex detenuto”: solo questo titolo, e non altro, si legge nella locandina.

All’arrivo nella Sala Mattarella, Cuffaro fa di tutto per evitare le polemiche: “Sono emozionato, lo confesso, nel tornare qui dopo dieci anni: lasciai queste stanze il giorno delle mie dimissioni, nel gennaio del 2018. In questo posto ho vissuto, un pezzo, giusto o sbagliato, della mia vita. Le polemiche dei 5 Stelle? Va bene così, è giusto che ognuno sviluppi il suo ragionamento. In carcere ho imparato a non giudicare me stesso, figuriamoci gli altri. Ma c’è un’eccessiva attenzione su di me: sono venuto a parlare solo di umanizzazione delle carceri e di detenuti”. E, alla fine del suo intervento, c'è anche una piena assunzione di responsabilità: "Ho pagato un conto meritato. Ma adesso ho rimesso in ordine i valori". Poi Cuffaro scherza ancora una volta sul suo ruolo e sulla sua condanna: “Non torno in politica, ve lo dico da uomo d’onore…”. Molto più tranchant, come al solito, è il presidente dell’Ars Gianfranco Micicché, che liquida così le ragioni di 5 Stelle: “Non sanno più cosa inventarsi”. E accoglie Cuffaro con un abbraccio: “La tua presenza è un onore, Totò, tu sei l’unico ad aver pagato e l’hai fatto per tutti. Bentornato a casa tua”. Il viatico più entusiasta, per la travagliata e discussa ricomparsa dell’ex governatore.