Palermo

Da Gela al paese di Alfano, mappa della Sicilia che sale sul Carroccio

Matteo Salvini fa selfie con i suoi sostenitori (reuters)
In 36 comuni la Lega è il primo partito. Lampedusa e Favignana, Brolo e San Vito Lo Capo: ecco l'Isola colorata di verde 
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L’avanzata degli Alberto da Giussano siciliani passa da 36 comuni. Trentasei centri nei quali la Lega è il primo partito, con un apice nel punto più meridionale d’Italia, l’isola-simbolo dell’accoglienza: è Lampedusa, con il 45,8 per cento e nonostante la candidatura del medico Pietro Bartolo nel Pd, il comune siciliano che tributa la messe più consistente di consensi a Matteo Salvini (che da solo raccoglie il 30 per cento) e ai suoi. L’isola delle Pelagie, però, è in buona compagnia in Sicilia: il partito del ministro degli Interni, che cinque anni fa si fermava allo 0,9 per cento e che adesso è la seconda lista con il 20,8 per cento, è in testa in un comune su dieci, inclusi alcuni grandi centri come Gela o Acireale.

In molti casi, d’altro canto, l’avanzata leghista è la conquista di quelle che un tempo erano roccaforti altrui. Proprio Gela, sesta città più popolosa della Sicilia, è un esempio-chiave: da questo centro – oggi in grave difficoltà economica dopo la crisi del polo petrolchimico Eni – proviene l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta. E adesso la Lega, che appena 15 giorni fa ha sfiorato la vittoria alle amministrative, arriva fino al 26 per cento. Più piccola, ma importante simbolicamente, è Sant’Angelo Muxaro: il paesino dell’Agrigentino è infatti il luogo che ha dato i natali all’ex ministro degli Esteri Angelino Alfano, tradito dall’assenza di “quid” nel cuore di Silvio Berlusconi e ora evidentemente anche in quello dei suoi compaesani. Gli esempi, però, sono potenzialmente infiniti: nel Messinese, ad esempio, il partito di Matteo Salvini espugna col 25,5 per cento Brolo, dove appena un mese fa l’ex deputato Pd Giuseppe Laccoto è ridiventato sindaco, mentre in provincia di Catania la spunta a Palagonia, dove fino al 2017 c’era addirittura un sindaco di Rifondazione comunista e dove oggi la Lega arriva al 32,8 per cento.

C’è un’ampia casistica, nella nuova geografia politica siciliana degli ex “lumbard”: l’onda verde avanza in località turistiche di grande appeal come Favignana (29,1 per cento) e San Vito Lo Capo (25 per cento), entrambe nel Trapanese, issa la propria bandiera nei centri amministrati dai leghisti siciliani della prima ora come Furci Siculo, nel Messinese (41,1 per cento), oppure si impone nei luoghi chiave dell’immigrazione come appunto Lampedusa e Portopalo di Capo Passero, nel Siracusano (37,4).

C’è poi la Lega che ricicla classe dirigente: uno dei risultati più alti, il 45 per cento, arriva ad esempio da Graniti, paese del Messinese che ha visto esordire politicamente il neo-leghista Carmelo Lo Monte, negli anni Novanta vicepresidente della Regione col Partito popolare e poi assessore Udc in una delle giunte guidate da Totò Cuffaro. Perché il nuovo che avanza, nella Sicilia che si è risvegliata leghista, ha spesso gli stessi volti della vecchia tradizione centrista. Ma una bandiera tutta nuova.