Il Salina doc fest intreccia "cunto" e documentari e ricorda Vittorio Taviani
Un'edizione che ha sperimentato una sorta di dialogo tra le testimonianze dei documentari e la narrazione orale dei "nuovi" cuntastorie, in un abbraccio tra linguaggio cinematografico e teatale. Il Salina doc fest 2018 è sceso per strada, a Malfa, con i cunti di Mario Incudine, Gaspare Balsamo e Giovanni Calcagno, ed è andato in piazza, a Santa Maria, con la proiezione di "Lazzaro felice", alla presenza di due protagonisti, e con lo spettacolo di Beppe Fiorello. Il festival diretto da Giovanna Taviani s'è aperto con un omaggio "siciliano" a papà Vittorio Taviani, ripescando il primo film dei due fratelli registi, "Un uomo da bruciare", su vita, morte e battaglie di Salvatore Carnevale, il sindacalista di Sciara ucciso dalla mafia. Il premio finale è andato al regista palermitano Stefano Savona, autore de "La strada dei Samouni", già premiato a Cannes alla Quinzaine des realisateurs, testimonianza scioccante di una famiglia di Gaza decimata da un raid israeliano. Ma Salina è stata la vetrina anche de "La spartenza" di Salvo Cuccia, sul diario dell'emigrante di Bolognetta Tommaso Bordonaro: uno squarcio di storia, come ha sottolineato la sceneggiatrice Federica Cuccia, che racconta quando i migranti eravamo noi (le foto in bianco e nero sono di Paola Landolina).