Palermo

Palermo, i testamenti dei grandi in mostra al Politeama

L'ultima lettera di Paolo Borsellino, le disposizioni di Ignazio Florio senior e i memoriali di Garibaldi in un'esposizione che racconta pagine di storia. L'inaugurazione sabato prossimo

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Tesori di carta in mostra per un’esposizione di testamenti e lettere di italiani illustri, da Pirandello e Verga a Cavour e Ignazio Florio fino agli eroi dell’antimafia come Paolo Borsellino. Si inaugura sabato prossimo, al Politeama, in sala degli Specchi, la mostra “Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi italiani”, a cura del consiglio nazionale del Notariato e della Fondazione italiana Notariato.
 
Si tratta di un racconto inedito della storia d’Italia attraverso documenti custoditi negli archivi notarili e di Stato, messi per la prima volta a disposizione del grande pubblico. La mostra, già realizzata nel 2012 in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, arriva a Palermo per la prima volta, dopo aver girato otto città italiane, ma arricchita con documenti sulla famiglia Florio e Paolo Borsellino. Le carte, in fotoriproduzione, raccontano la storia personale ed economica di statisti, scrittori, imprenditori e magistrati della più recente storia italiana.
 
Non solo gli scrittori e i poeti, Verga, Pirandello, Manzoni e Pascoli, coi loro epistolari e le memorie intime, ma anche le memorie dell'eroe risorigimentale Giuseppe Garibaldi, e il testamento di Cavour per l’intera collezione della sua biblioteca. E ancora, atti notarili delle famiglie De Nicola, Agnelli e della famiglia Florio per l’eredità dei feudi Bruca e Fellamonica, sottoscritti nel 1891 dallo stesso Ignazio Florio senior: “Istituisco eredi universali nell’intero mio patrimonio tutto incluso e niente escluso i miei due figli Ignazio e Vincenzo”, scriveva l’imprenditore palermitano in uno dei testamenti. “Lascio all’accordo ed al senno dei miei eredi universali di fare nel modo più conveniente ai loro interessi la distribuzione dei miei beni”, tra cui le isole Egadi con le tonnare di Formica, Favignana, Levanzo e Marettimo, acquistate per tre milioni nel 1874 dai marchesi Giuseppe Carlo Rusconi e Giacomo Filippo Durazzo Pallavicino.
 
Tra i documenti, anche la famosa lettera alla professoressa di Pavia scritta da Paolo Borsellino, poche ore prima della sua morte. “È la prima domenica, dopo almeno tre mesi, che mi sono imposto di non lavorare e non ho difficoltà a rispondere, però in modo telegrafico, alle sue domande”, scriveva il giudice, che nel rispondere alla docente ripercorre le sue scelte di magistrato, con nozioni di giurisprudenza e dichiarazioni su mafia e lotta a Cosa nostra: una lettera-testamento sul suo modo di intendere il lavoro di magistrato.
 
Visite alla mostra fino al 29 ottobre, tutti i giorni a ingresso gratuito dalle 10,30 alle 18,30.