Parma

Aemilia, 1.200 anni di carcere per 'ndrangheta

Fra le condanne figura quella a due anni dell'ex attaccante della Juventus e della Nazionale campione del Mondo Vincenzo Iaquinta
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Oltre 1.200 anni di carcere: li ha inflitti il collegio di Aemilia al termine del maxi-processo di 'ndrangheta. Si tratta di 118 condanne in rito ordinario (la più alta a 21 anni e otto mesi) e di altre 24 in abbreviato per 325 anni, per reati commessi dal carcere durante il processo. Le sentenze hanno sostanzialmente ricalcato le richieste dei pm della Dda Beatrice Ronchi e Marco Mescolini.

Numeri imponenti, arrivati alla fine di quasi 200 udienze e dopo aver ascoltato centinaia di testimonianze. Dati a cui vanno aggiunti quelli relativi alla parte di processo in abbreviato che si è svolto a Bologna e che si è chiuso in Cassazione con altre 40 condanne definitive.

Nel rito ordinario sono state 24 le assoluzioni del collegio presieduto da Francesco Maria Caruso e composto dai giudici Cristina Beretti e Andrea Rat, per cinque imputati non si procederà perché i reati sono prescritti, mentre un imputato è deceduto prima della sentenza.

La pena più alta è stata inflitta a Carmine Belfiore, 21 anni e otto mesi. Condannati, tra l'altro, Gaetano Blasco (21 anni), Michele Bolognino (20 anni e 7 mesi) e Giuseppe Iaquinta (19 anni), imprenditore e padre dell'ex bomber. Nell'abbreviato, con sconto di un terzo della pena, 16 anni e 4 mesi per Gianluigi Sarcone e a 16 anni per Palmo e Giuseppe Vertinelli.

I pm nella loro requisitoria avevano ricostruito l'esistenza di una cellula radicata di 'ndrangheta al nord e in particolare in Emilia, autonoma e organizzata. I clan calabresi che operavano a Reggio, Modena, Parma e nel piacentino erano legati ai cutresi del boss Nicolino Grande Aracri, ma erano attivi e autonomi lungo la via Emilia dove per anni sono cresciuti fino a creare una rete di relazioni fra imprenditori di origine calabrese ed emiliano romagnoli, professionisti ed esponenti delle forze dell’ordine, giornalisti e politici.

Fra le condanne figura quella a due anni dell'ex attaccante della Juventus e della nazionale campione del mondo Vincenzo Iaquinta. Per lui la Dda aveva chiesto sei anni, per reati di armi. Cade inoltre l'aggravante mafiosa. Padre e figlio se ne sono andati dall'aula del tribunale di Reggio Emilia urlando "vergogna, ridicoli" mentre è ancora in corso la lettura del dispositivo.

(fotogramma)

"La 'ndrangheta a Reggio Emilia c'era, non ne abbiamo mai dubitato in questi anni. Ma ora lo hanno confermato la Cassazione e la sentenza di oggi". Così il procuratore capo di Bologna e coordinatore della Dda Giuseppe Amato commenta la sentenza. "Un processo e una condanna, però, non interrompono l'evento criminoso - ha proseguito Amato - gli accertamenti giudiziari dovranno proseguire. Aemilia apre la pista ad altri processi, come è avvenuto per i delitti degli anni Novanta, grazie alle collaborazioni dei pentiti. Ma ci sono altri profili che meritano investigazioni, le indagini non finiscono".

Il riferimento, in particolare, è alla quarantina di sospette false testimonianze per le quali il tribunale ha rinviato gli atti alla procura. "Non è una sorpresa - conclude Amato - dato che si parla di un procedimento su un reato che si contraddistingue anche per l'omertà dell'associazione mafiosa, questo porta a dubitare della genuinità di determinate dichiarazioni"

Fioccano anche risarcimenti milionari alle parti civili di Aemilia dalla sentenza di primo grado del processo contro la 'ndrangheta, e una lista sterminata di beni sequestrati agli imputati. Per quanto riguarda le parti civili, tra le altre, alla Regione vanno 600.000, alla città metropolitana di Bologna 500.000 e alla Provincia di Modena 200.000 euro.

Una "provvisionale" (vale a dire un acconto a cui per il risarcimento dovrà seguire un causa civile) di mezzo milione viene versata al Comune di Reggio Emilia e 2,2 milioni complessivi alla Provincia reggiana e a cinque Comuni del territorio (300.000 a Bibbiano, Gualtieri, Montecchio e Reggiolo) e mezzo milione a Brescello.

A Libera viene assegnata una provvisionale di 40.000 euro mentre sul fronte dei sindacati la Cgil dell'Emilia-Romagna ottiene 100.000 euro, la Cisl regionale una provvisionale di 40.000, e la Uil 100.000 euro. La Camera del lavoro di Reggio Emilia incassa in tutto 585.000 euro, come risarcimento dei danni patrimoniali e non, e una somma simile la Camera del lavoro di Modena.

Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti commenta: "Confermato l'impianto generale secondo cui c'era una rete di criminialità organizzata molto radicata, visto anche il numero delle persone condannate e dei beni sequestrati". E proprio a proposito di questi ultimi aggiunge: "Auspico che possano essere utilizzati o a scopi sociali per quanto riguarda i beni immobil e i terreni e, per quelli economici, che possano andare a quelle associazioni che fanno assistenza anche economica alle vittime dell'usura o della mafia".

Il "messaggio - aggiunge Pizzarotti - deve essere sempre quello che cio' che si prende dalla criminalita' organizzata deve ritornare allo Stato. Oggi era importante esserci come istituzioni perché c'è tanto da fare a livello culturale di percezione territoriale. La mafia è un tema emiliano, bisogna tenere alta l'attenzione perché è ormai evidente che da anni non siamo estranei a questo fenomeno".