Parma

Punti nascita sull'appennino emiliano, il Pd: "Ora vanno riaperti"

Svolta dei Dem in consiglio regionale in vista delle elezioni. Borgotaro nell'elenco

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Sono passati cinque anni. L’ 11 febbraio del 2014 l’Ausl di Bologna chiuse il punto nascita di Porretta Terme tra polemiche feroci, comitati di genitori contrari e ricorsi in tribunale.

Ora, con una svolta clamorosa, il centrosinistra a trazione Pd in Regione approva una risoluzione per riaprire le maternità in montagna. Non solo quella sull’Appennino bolognese ma anche le sale parto di Pavullo (Modena), Castelnovo Monti (Reggio Emilia) e Borgo Val di Taro.

Sergio Venturi, assessore regionale alla Sanità, che come altri esperti ha sempre difeso la scelta di concentrare i parti nelle strutture più grandi e attrezzate, commenta: "La nostra priorità è sempre stata quella di favorire la sicurezza sulla base di evidenze scientifiche. Terremo conto della risoluzione che è stata votata. Del resto, la ministra della Salute Giulia Grillo ha dato mandato alla Commissione nazionale nascite di valutare gli standard sui punti maternità. Cominceremo a discutere con lei".

Cosa sono gli standard? Per anni si detto e ripetuto che le maternità dove nascono meno di cinquecento bambini l’anno non sono attrezzate e sicure per le mamme e per i neonati. Che è meglio concentrare i parti nelle strutture più grandi e attrezzate, dotate di reparti specializzati in caso di complicanze. Così, da Porretta in poi, sono cominciate le chiusure di questi reparti negli ospedali più piccoli. Sempre accompagnate da polemiche politiche.

A Bologna, nel 2014, l’Ausl firmò persino una convenzione con un albergo davanti all’ospedale Maggiore in modo che alcune mamme potessero dormire gratuitamente in città in caso di situazioni limite. La risoluzione di ieri cambia tutte le carte in tavola. L’atto con cui si sollecita un passo indietro è stato presentato dal Pd, ma a rendere esplicito l’impegno è stato un emendamento firmato dal capogruppo di Sinistra italiana Igor Taruffi, che esulta: "Oggi si apre una pagina nuova".

Nella seduta precedente dell’Assemblea legislativa era stato l’altro consigliere di Porretta, il sovranista Michele Facci (martedì con maglietta inneggiante alla riapertura del punto nascita) a denunciare un passo indietro da parte del Pd, passato da una formula più esplicita nella bozza ("riattivare e mantenere i punti nascita nelle zone geograficamente disagiate") a quella ufficiale più cauta. Per questo motivo pure i 5 Stelle sono scettici: "È chiaro il cambio di strategia in vista delle elezioni", obietta Silvia Piccinini.

"La strategia sembra essere quella di scaricae tutto sul governo nazionale, invece la scelta di chiudere i punti nascita è stata orgogliosamente rivendicata da Venturi e colleghi ». Per Raffaella Sensoli «la risoluzione Pd è troppo vaga. Per la riapertura serve un impegno concreto".