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Il professor Testa Von Bappenheim (Unicam): “L’Islam condiziona la moda e rilancia lo stile”

Il professor Testa Von Bappenheim (Unicam): “L’Islam condiziona la moda e rilancia lo stile”

Un interesse crescente quello che l'industria della moda sta avendo verso le consumatrici di fede islamica che alimentano un mercato molto interessante e in grande espansione. Il professor Stefano Testa Von Bappenheim, docente di diritto islamico all’Università di Camerino e uno dei massimi esperti di moda halal in Italia, racconta come questo fenomeno stia diventando  prendendo piede anche nel nostro Paese.

"È innegabile - spiega - che la moda islamica stia diventando sempre più rilevante: riguarda buona parte della popolazione mondiale, in crescita e con nuove risorse da investire in moda e lusso, sicché le aziende occidentali sono sempre più interessate. Si sono appena svolte la settimana della moda a Riad, in Arabia Saudita, e quella a Dubai, dove stilisti italiani hanno presentato abiti molto costosi. L’anno scorso è nato Vogue Arabia, e Vogue UK di maggio 2018 ha in copertina, per la prima volta, una modella velata".

Per capire le dimensioni del fenomeno però bisogna partire dai dati concreti.

"Secondo un recente studio - spiega il professore -, nei Paesi a maggioranza islamica nel 2016 sono stati spesi in moda quasi 240 miliardi di dollari, di cui 107 in acquisti online. Nel 2017 la spesa per la modest fashion è stata di 327 miliardi, con previsione di arrivare a 400 miliardi entro il 2021. Da questi numeri si capisce l’interesse di aziende e griffes occidentali, che hanno iniziato a vendere collezioni di moda musulmana. Nel 2014 iniziò Donna Karan, seguita da Tommy Hilfiger, Oscar De La Renta, Victoria Beckham, Zara, H&M, Mango, Uniqlo e Macy’s, la Nike con uno hijab, l’abaya di D&G, poi in varî Paesi islamici hanno aperto D&G, Versace, Cavalli, Tod’s, Valentino, Prada, Fendi, e altri".

Un'industria in crescita dunque dato l'incremento degli acquisti online che vengono eseguiti soprattutto verso Paesi europei. Proprio per questo motivo il corso di diritto dei Paesi islamici della Scuola di Giurisprudenza dell’Università di Camerino, un unicum nelle Marche, si presenta come una grande opportunità di crescita per la nostra regione.

"Business significa contratti - conclude il professore Bappenheim - e le aziende hanno ovviamente bisogno di esperti sia del diritto italiano, sia di quello dei Paesi in cui commercino o vincano appalti; anche per questo il nostro corso, grazie al Direttore Prof. Rocco Favale, al Prof. Fabio Fede ed a tutti i docenti della Scuola, sta avendo sempre più studenti e tesisti, consapevoli d’acquisire così competenze professionali preziose e richieste dal mercato".

 

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